Legge 40: “campi di congelamento” e sterminio di innocenti.

Il Ministero della Salute ha recentemente pubblicato la Relazione sull’applicazione della legge 40/2004, in materia di fecondazione artificiale.
In altri articoli si è già parlato di quanto queste pratiche siano contrarie alla natura umana, con conseguenze devastanti. I dati riportati nella relazione non fanno che confermare quanto questa pratica sia profondamente, intrinsecamente malvagia.
Facendo riferimento al recente comunicato dell’AIGOC (Associazione Italiana Ginecologi e Ostetrici Cattolici) analizziamo i dati più rilevanti riportati nella Relazione.
Nel 2019, il numero di nati vivi è stato 10.607, sommando tutte le tecniche di fecondazione extracorporea utilizzate. Vediamo come si è arrivati a questo risultato finale. Il numero di embrioni prodotti era pari a 195.535. Solo a poco più del 5% di queste persone è stata concessa la possibilità di vivere. Tutte le altre o sono state “sacrificate”[1] o sono crioconservate (una concretizzazione del Cocito descritto nell’Inferno da Dante, solo che, se in quel caso si trattava di peccatori puniti per il tradimento, qui si tratta di innocenti) oppure non se ne conosce la sorte.
Riassumendo in maniera più schematica:
- Numero totale embrioni prodotti/scongelati: 195.535
- Numero nati vivi: 10.607
- Numero embrioni sacrificati (dopo trasferimento in utero): 64.798
- Numero embrioni crioconservati: 47.250
- Numero embrioni di cui non si ha notizia nella Relazione: 72.892
- Totale embrioni sacrificati: 137.690
È stato sacrificato il 70,4% degli embrioni. E il numero di embrioni sacrificati fa ancora più impressione se confrontato con il numero di bimbi nati in Italia nel 2020: 404.892. Praticamente l’equivalente di un terzo dei nati nel 2020 è stato silenziosamente spazzato via. Ognuno di questi embrioni era una persona, la cui vita meritava d’essere tutelata. Come riportato nella “Dichiarazione sull’aborto procurato”:
“Dal momento in cui l’ovulo è fecondato, si inaugura una nuova vita che non è quella del padre o della madre, ma di un nuovo essere umano che si sviluppa per proprio conto. Non sarà mai reso umano se non lo è stato fin da allora. A questa evidenza di sempre… la scienza genetica moderna fornisce preziose conferme. Essa ha mostrato come dal primo istante si trova fissato il programma di ciò che sarà questo vivente: un uomo, quest’uomo-individuo con le sue note caratteristiche già ben determinate. Fin dalla fecondazione è iniziata l’avventura di una vita umana, di cui ciascuna delle grandi capacità richiede tempo per impostarsi e per trovarsi pronta ad agire”.
Occorre opporsi in maniera ferma e decisa a questa pratica inumana. Perché quando si uccide un embrione non si uccide una persona “in potenza”, ma una persona con un grande potenziale. L’embrione, in quanto essere umano in atto è già persona, fin dal concepimento.
Non c’è alcuna giustificazione per la strage silenziosa portata avanti nel nome della scienza e di un presunto “diritto” ad avere figli. Il figlio “non è qualcosa di dovuto, ma un dono. Il “dono più grande del matrimonio” è una persona umana. Il figlio non può essere considerato come oggetto di proprietà: a ciò condurrebbe il riconoscimento di un preteso “diritto al figlio”. In questo campo, soltanto il figlio ha dei veri diritti: quello “di essere il frutto dell’atto specifico dell’amore coniugale dei suoi genitori e anche il diritto a essere rispettato come persona dal momento del suo concepimento”[2]
Bisogna altresì riconoscere che “l’atto coniugale si limita a porre le condizioni per la procreazione (fecondazione). In questo consiste l’opus personarum (l’opera delle persone) limite cui arriva il dovere e il diritto dei coniugi. Il resto è l’opus naturae (l’opera della natura), che dipenderà da diverse cause sulle quali la volontà non ha dominio (le condizioni di fertilità dell’uomo e della donna, lo stato di salute o malattia, ecc.). Per questo non c’è “diritto” ad avere un figlio: perché i coniugi si vincolano solamente, sposandosi, a porre le condizioni umanamente possibili per un concepimento – ossia l’atto sessuale aperto alla vita-; ma non si vincolano a generare, poiché questo sfugge alle loro possibilità”.[3]
Ogni altro mezzo utilizzato per avere figli è contro la natura umana e quindi illecito. Occorre riconoscere questa natura di “dono” dei figli. Non pretendere di avere il controllo sul dono della vita. C’è un ordine ben preciso nella natura umana, e va rispettato. Un figlio non può essere generato per capriccio o per colmare dei vuoti affettivi, ma va generato con amore. Deve essere frutto e segno di un amore vero. Come mirabilmente espresso da Giovanni Paolo II:
“Il figlio ha diritto ad essere concepito, portato in grembo, messo al mondo ed educato nel matrimonio: è attraverso il riferimento sicuro e riconosciuto ai propri genitori che egli può scoprire la propria identità e maturare la propria formazione umana. I genitori trovano nel figlio una conferma e un completamento della loro donazione reciproca: egli è l’immagine vivente del loro amore, il segno permanente della loro unione coniugale, la sintesi viva e indissolubile della loro dimensione paterna e materna”.
Per opporsi a questa mercificazione dell’essere umano, ad una tale degradazione addotta da queste tecniche, occorre testimoniare la bellezza del matrimonio e della famiglia. Non possiamo peraltro limitarci ad auspicare una semplice “modifica” delle leggi che permettono tutto questo. È fondamentale combattere col fine di giungere all’abrogazione di leggi ingiuste come la 40/04 (e, per inciso, del suo antesignano per eccellenza: la legge 194/78) agendo così anche culturalmente per eliminare queste pratiche. Bisogna riscoprire il valore autentico del matrimonio, per dare il giusto valore alla vita di ciascuno.
Marco Pirlo
[1] Riferimento inequivocabile a pratiche barbare ben più antiche della nostra epoca, ma ancora attuali, anche se in forma diversa; basti pensare agli Aztechi, che sacrificavano esseri umani per consacrare i loro templi, ma anche ai Romani, che sacrificavano prigionieri per ingraziarsi gli dei.
[2] Catechismo della Chiesa Cattolica, punto 2378.
[3] P.Miguel Angel Fuentes, Con coraggio virile – Mezzo secolo di lotta intorno all’Enciclica Humanae Vitae, p. 41.