Jennifer Christie, la vita oltre la violenza!
Jennifer è una donna che ha concepito il suo ultimogenito a causa di uno stupro. Nonostante questo lei lo definisce “il mio splendido bambino”.
Prima dell’assalto, Jennifer lavorava come interprete e viaggiava molto spesso. Nel gennaio 2014 accettò un incarico di due settimane fuori città. Un giorno tornò in albergo, si diresse verso la sua camera e poco prima di poter chiudere la porta trovò un giovane ragazzo sulla soglia che, ad un primo sguardo, non faceva presagire nulla di così terribile. Lui la colpì con un pugno e la trascinò nella stanza dove si è consumata la violenza (omettiamo i particolari poiché molto forti, ma sotto c’è la storia completa ndr). Fortunatamente quel giorno faceva molto freddo cosa che l’ha salvata in quanto aveva un’emorragia cerebrale dovuta alla ferita alla testa. Jennifer ha dovuto subire molte operazioni che descrive in maniera dettagliata nel suo video-testimonianza con una determinazione e un coraggio incredibili.
La sua vita dopo l’aggressione non è stata affatto semplice: aveva frequenti attacchi di panico e si sentiva osservata ovunque andasse. Con una drammaticità che stringe il cuore, racconta di come il marito un giorno le arrivò da dietro le spalle (per farle una sorpresa) e la abbracciò: Jennifer si piegò a metà, serrò i pugni e cominciò ad urlare, dopo di che corse via in bagno sbattendo la porta. I bambini rimasero colpiti da questo atteggiamento, nonostante le rassicurazioni del papà “Va tutto bene, ho solo spaventato la mamma”.
Cinque settimane dopo lo stupro fu assunta per lavorare come interprete di lingua dei segni in una crociera dove c’era un gran numero di persone sorde. Poco prima di partire si sentì male e la dottoressa che la seguiva le chiese se c’era la possibilità che fosse incinta. Memore della violenza, Jennifer richiese il test per la gravidanza che dette esito positivo. Una cosa che colpisce della storia è che lei, in maniera risoluta, afferma che non avrebbe mai assunto la pillola del giorno dopo in quanto abortiva anche se con buona probabilità le è stata somministrata subito dopo lo stupro.
Subito dopo l’esito del test, a differenza di quanti potrebbero pensare, lei avvertì chiaramente un’ondata di ardente senso di protezione nei confronti di quel bambino. Quando condussero l’esame ecografico lei vide con chiarezza suo figlio e sorrise a lui, proprio al frutto di quell’atto così terribile. Non appena fu sicura chiamò il marito, lo informò dell’accaduto e lui le rispose “Tesoro, è qualcosa di bello! Questo è un dono, qualcosa di meraviglioso anche se venuto fuori da qualcosa di doloroso per noi. Noi amiamo i bambini”. Insieme potevano farcela.
I medici e gli infermieri continuavano a dire a Jennifer che la gravidanza era appena cominciata, bastava una pillola, con una velocissima procedura abortiva e tutto sarebbe finito, tutto sarebbe tornato come prima. Jennifer si stupì di come dal punto di vista degli infermieri quella povera piccola vittima doveva essere estirpata mentre dal proprio punto di vista quella piccola vittima andava protetta. Tutti erano stupiti della posizione di Jennifer, ma per lei la questione era molto semplice: “era solo una donna e stava per avere un bambino”.
Con grande lucidità Jennifer afferma di non aver preso alcuna scelta, tantomeno valorosa. La domanda sull’aborto non è mai stata sollevata, né pronunciata. Semplicemente era un’opzione praticamente inesistente nel suo universo. Il paragone che Jennifer fa è emblematico:
“È come chiedere a qualcuno se vuole tagliarsi una gamba. No! Perché dovrei anche solo pensarci? Non ci ha mai sfiorato l’idea”.
Molte persone dicevano a Jennifer che quella gravidanza sarebbe stata traumatica, che avrebbe rivissuto lo stupro ad ogni calcio, ad ogni movimento nell’utero. Addirittura, alcuni suoi amici “cristiani” le dicevano “Jen, questo è il motivo per cui abbiamo legalizzato l’aborto!”. Ma Jennifer è andata avanti, nonostante le notevoli difficoltà che ha avuto durante la gravidanza e le numerose situazioni in cui ha rischiato di perdere il bambino. Ma il legame che aveva con il figlio, diveniva più forte ogni giorno che passava. Sebbene tra mille difficoltà, Jennifer e Jeff non vedevano l’ora di conoscere il bambino.
Jennifer sentiva chiaramente che avere questo tipo di amore era veramente curativo. Dimenticare è impossibile e Jennifer non nega in alcun modo che quel bambino le ricordi lo stupro subito. Ciononostante lei non guarda il faccino del figlio vedendo la faccia dell’uomo che la aggredì … il bambino le ricorda solo che lei è una sopravvissuta, che Dio è ancora a capo dell’universo e che il bene è vittorioso sul male. È davvero commovente vedere come Jennifer sostiene:
“C’è stato questo nemico che ha provato ad uccidermi, ad abbattermi, a finirmi in ogni senso della parola, ma Dio ha portato luce, gioia, pace nella mia vita e guarigione per la mia famiglia … sì, quel bambino è stata una guarigione in tutti i sensi, e continua ad esserlo in tutti quei giorni difficili in cui ho crisi epilettiche, quando sto male, quando soffro … è difficile avere delle brutte giornate quando hai vicino qualcuno che ti dice ‘ti voglio bene’, ti accarezza o miagola perché la sorella gli ha insegnato a fare il gatto”.
La gente spesso dice “Ottimo, lei ha preso la sua scelta, l’unica cosa importante è la scelta”. Jennifer tuttavia non racconta la propria storia dicendo: “Guardate, questa è la scelta che ho preso”. Non è solo una scelta, non è solo una decisione, è qualcosa che cambia la vita per qualcosa di più grande della tua vita. Le parole di Jennifer suonano come un invito a tutti i pro-life che fanno eccezioni per lo stupro:
“Se sei pro-vita, devi essere pro-vita per ogni vita, perché quando dichiari di essere pro-vita tranne in caso di stupro stai affermando che in qualche modo mio figlio è meno degno e meno importante, che c’è qualcosa di intrinsecamente sbagliato in lui per il modo in cui è venuto al mondo”.
Fare queste eccezioni è falsa compassione, perché si usano le storie di donne vittime di stupro, le storie di chi è solo l’1% per giustificare il massacro del 99%.Le bugie che vi dicono non sono la verità, quelle bugie secondo cui si può guarire e andare avanti solo se ci si sbarazza del proprio figlio. La guarigione si trova in quell’amore del tutto innocente, la guarigione si trova nel riuscire a salvare qualcun altro quando non sei riuscita a salvare te stessa.
Quando il figlio di Jennifer scoprirà di come è venuto al mondo, saprà che ha due genitori che lo hanno amato con la voce di un amore più forte di tutte le voci che lo volevano morto. Quando lui chiederà “perché non me lo avete detto prima”, Jennifer e il marito risponderanno:
“A noi non importava. Tu sei nostro, questo è solo un pezzettino della tua storia, ma non è quello che sei. Senza di te non saremmo le persone che siamo”.
Condividete il più possibile questa storia … merita davvero.
Qui potete trovare il video della sua straordinaria testimonianza.
Qui potete trovare il suo sito personale con tutte le informazioni circa la sua vita e la sua esperienza.
Fabio Fuiano
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