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L’atto primo: possano i suoi raggi guidarti nei luoghi oscuri, ove tutte le altre luci si spegnessero

Di chiara ispirazione tolkeniana [1], il titolo del presente articolo può considerarsi come una estrema sintesi di ciò che seguirà, e che avrà come tema centrale l’atto primo, in questo caso quello riguardante la persona umana. Ciò gode di una importanza molto grande, soprattutto se si considera quanto oggi, in molte parti del mondo, si promuova la morte. Ed è per questo che alla morte occorre rispondere con la vita.

Nel precedente articolo è stato scritto che l’«atto primo» è ciò che dà l’esse simpliciter e fa sì che una cosa sia tale e non altra, per cui è ciò che specifica una cosa. In altre parole si tratta della forma sostanziale, che nel nostro caso è intellettiva (l’anima umana), ed è anche ciò che apporta vita. Pertanto, la forma sostanziale umana è l’atto primo che apporta vita al composto umano (corpo/anima, ossia materia/forma), è l’atto fondante, che in ultimo si radica nell’atto d’essere[2].

Ora, l’atto primo è fondamentale non solo in riferimento all’inizio della vita. Infatti, anche se una persona fosse privata di operazioni esterne, per un motivo o per un altro – ad esempio una compromissione irreversibile delle funzioni motorie ecc. –, non per questo verrebbe compromessa la sua essenza umana, per il fatto che le operazioni si pongono sul piano degli atti secondi, i quali non potrebbero esserci se mancasse quell’atto primo che sta a fondamento della costituzione dell’essenza stessa e di conseguenza anche degli atti secondi. Ciò merita di essere approfondito in altra sede. Quel che al momento interessa riguarda l’inizio della vita e quel che in maniera irreversibile avviene con l’aborto.

Anzitutto l’unione tra gameti maschile e femminile non rappresenta un mucchio di materiale biologico, ma il sorgere di una novità, di un nuovo essere umano con il proprio materiale genetico che non è né semplicemente quello del padre né semplicemente quello della madre, ma quello di un nuovo essere umano con tanto di unicità[3]. Ci troviamo sul piano del cambio sostanziale[4], con una novità d’essere e il tutto non è la semplice somma delle parti. Inoltre, già nella prima settimana l’ovulo fecondato (zigote unicellulare) va incontro a divisioni mitotiche, con lo scopo di trasformarsi in una struttura pluricellulare[5]. Insomma, siamo già nel pieno della vita, o meglio, della vita del nuovo essere umano, nel quale si troverebbe già l’atto primo. Infatti, vi è un nuovo patrimonio genetico ed è umano, per cui vi è specificazione da parte della forma sostanziale umana. Pertanto, sin dall’inizio ci si trova dinanzi ad un nuovo essere umano con piena dignità. Se ciò fosse rigettato, allora non ci sarebbe da meravigliarsi della possibilità di abortire fino al nono mese, ma per capire tale assurdità non servirebbe scomodare né la citologia né l’embriologia o la biologia in generale, e neppure l’antropologia e la metafisica. Dunque sia mediante la speculazione filosofica sia mediante indagini biologiche si conclude ciò: l’essere umano è tale sin dal concepimento, e l’aborto non può non essere visto come stroncamento della vita innocente. Si tenga conto che il riferimento, per esprimerci con categorie morali, è all’aborto voluto, approvato dalla ragione pratica.

Per concludere – anche se occorre approfondire ulteriormente –, l’attenzione all’atto primo ha la sua innegabile importanza, non solo in merito alla vita umana ma alla vita in generale, e può davvero conferire luce, ove ogni altra luce si spegnesse.

Gabriele Cianfrani


[1] Precisamente nel «Signore degli Anelli – La Compagnia dell’Anello», quando Galadriel dona a Frodo la luce della stella di Eärendil.

[2] La «forma sostanziale», in termini abbastanza tecnici, è ciò che trasmette l’atto d’essere, situandosi sul piano della mediazione formale dell’atto d’essere. E san Tommaso d’Aquino considera l’essere come «attualità di tutti gli atti e per questo è perfezione di tutte le perfezioni – esse est actualitas omnium actuum, et propter hoc est perfectio omnium perfectionum» (Tommaso d’Aquino, QD potentia, q. 7, a. 2 ad 9um). Questo passo dell’Aquinate è estremamente importante.

[3] Cfr. Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, n. 60.

[4] Le operazioni, come già scritto, rientrano negli atti secondi, e il cambio sostanziale non riguarda questi ultimi ma direttamente la forma sostanziale. Diversamente si avrebbe un cambio «accidentale», ma non «sostanziale».

[5] Cfr. M. C. Ventriglia, «Elementi di fisiologia della riproduzione ed embriologia», in G. Brambilla (ed.), Riscoprire la Bioetica. Capire, informarsi, insegnare, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 2020, p. 171. Per quanto riguarda il discorso circa l’animazione intellettiva secondo san Tommaso d’Aquino, di cui è stato scritto nell’articolo precedente, è possibile leggere il seguente studio: F. Pascual, L.C., Lineamenti di una bioetica secondo san Tommaso d’Aquino, Alpha Omega, XV, n. 3, 2012, p. 429.

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