Cliniche abortiste costrette a chiudere e nuove sfide per i pro-life: l’America del post Roe v. Wade.

Ormai è storia: il 24 giugno 2022 la Corte Costituzionale degli Stati Uniti revoca due sentenze cardine che portarono alla depenalizzazione dell’aborto in USA, lasciando così autonomia in merito ai singoli stati statunitensi. Si tratta della sentenza Roe v. Wade (1973) e della sua compare Casey v. Planned Parenthood (1992).
Quello che ormai è conosciuto come the overturning of Roe v. Wade (“il ribaltamento di Roe v. Wade”), non è, come molti avranno intuito, un avvenimento banale. Ad oggi, 49 cliniche abortiste hanno già chiuso i battenti, regalando ai nascituri chance in più di poter vivere la loro vita. Operation Rescue, organizzazione attiva negli Stati Uniti e responsabile di una costante e attenta verifica della presenza di cliniche abortiste nel territorio statunitense, ha certificato la chiusura delle seguenti cliniche (dati al 2 luglio 2022[i]):
Alabama: 4 chiusure (l’aborto è ora illegale)
Arkansas: 2 chiusure (l’aborto è ora illegale)
Arizona: 4 chiusure
Georgia: 1 chiusura
Kentucky: 2 chiusure (l’aborto è ora illegale)
Michigan: 1 chiusura
Mississippi: 1 chiusura a venire[ii]
Missouri: 1 chiusura (l’aborto è ora illegale)
Ohio: 10 chiusure
South Carolina: 3 chiusure
Tennessee: 3 chiusure
Texas: 14 chiusure (per ulteriori aggiornamenti cliccare qui)
Wisconsin: 4 chiusure (l’aborto è ora illegale)
Wyoming: 1 chiusura (l’aborto è ora illegale)
Se la matematica non è un’opinione, sono 9 gli stati in cui abortire è ormai una pratica del tutto illecita: i 6 sopra citati più i 3 stati già abortion-free prima del 22 giugno (Oklahoma, South Dakota, West Virginia). Ciò significa che più di 61 milioni di persone vivono in uno stato abortion-free, ovvero il 20% della popolazione statunitense, di cui, però, la metà risiede nel solo Texas. Negli altri stati elencati l’aborto sarà attuabile ma con forti restrizioni.
Chi considera la chiusura di questi centri come una mera conseguenza del ribaltamento di Roe v. Wade, forse si sorprenderà di scoprire che il numero delle cliniche abortiste è nettamente diminuito negli ultimi 30 anni: nel 1991 le cliniche risultavano essere 2176, contro le attuali 678[iii]. Nonostante la decisione della Corte Suprema abbia contribuito alla chiusura quasi immediata di tali centri, questo evento non fa altro che confermare il trend a favore della vita instauratosi negli ultimi anni.
Stando così le cose, i pro-choice non hanno tardato a reagire. Primo fra tutti, il presidente Joe Biden, che vorrebbe una legge federale come garante dell’aborto in tutti gli Stati Uniti. Si raggiungerebbe, quindi, una situazione a tratti simile a quella italiana, dove l’aborto non è un diritto costituzionale (seppur, de facto, sia considerato come “diritto”), ma è permesso e regolamentato da una legge iniqua. Questa eventualità potrebbe prendere forma qualora i Democratici tornassero al potere vincendo le elezioni di novembre.[iv]
Nel frattempo, rispondendo all’invito di Women’s March e di altri gruppi pro-choice, molti americani sono scesi in piazza per manifestare il loro disaccordo, invocando una Summer of Rage[v]. Si tratta di persone che, consapevolmente o no (concediamolo), marciano per le strade di New York, Los Angeles e Washington, a favore di un atto intrinsecamente malvagio che, in quanto tale, è un’assoluta barbarie: l’uccisione di un essere umano innocente. Rabbia e violenza, non a caso, sono facce della stessa medaglia.
Ciò ci ricorda che molto va fatto per sensibilizzare e educare coloro che ancora non hanno compreso fino in fondo il valore della vita. Infatti, il “ribaltamento della Roe v. Wade” ha soltanto disconosciuto l’aborto come diritto costituzionale, ma non lo ha dichiarato illegale. Ora sta ai singoli stati esprimersi a favore o contro l’aborto. Alan Shlemon[vi], autore cristiano statunitense, sostiene che per rendere l’aborto non solo illegale, ma anche impensabile, è necessario agire su un triplice fronte: privato, pubblico e politico. Certo, innanzitutto la singola persona deve essere convintamente e consapevolmente a favore della vita del nascituro. Shlemon ricorda come, nonostante molte donne abbiano idee fondamentalmente pro-life, trovandosi in condizioni di difficoltà e sentendosi sotto pressione, finiscano per abortire. Per questo, è fondamentale agire sul fronte pubblico: formiamoci e studiamo, parliamo ai nostri famigliari e amici, mettiamoci al servizio delle donne che erroneamente ricorrono all’aborto come soluzione, mostrando loro che un finale diverso è possibile. Infine, la battaglia si gioca anche sul fronte politico. In Italia non siamo più abituati a politici contrari all’aborto, ma negli Stati Uniti ce ne sono e si espongono pubblicamente. A loro il compito di rendere l’aborto illegale e di pensare aiuti concreti e realizzabili per le donne e i bambini, poiché, come Shlemon intelligentemente scrive:
Dopo tutto, la legge tende a formare la coscienza della società. Quando un atto è reso illegale, ciò aiuta a far comprendere che l’atto proibito è anche immorale.[1]
NB: Essendo la situazione ancora molto instabile, il numero di cliniche dove si praticano aborti è destinato a variare ulteriormente nelle settimane a venire.
Articolo a cura degli
Amici – Universitari per la Vita di Genova
[1] “After all, laws tend to inform the conscience of the culture. When we make a behavior illegal, it helps communicate the fact that the prohibited behavior is also immoral”. (traduzione nostra).
[i] OVER 49 ABORTION CLINICS CLOSED SINCE DOBBS, 9 ABORTION-FREE STATES – MORE EXPECTED SOON .
[ii] Mississippi’s last abortion clinic will shutter as trigger ban begins .
[iii] AbortionDocs – Closed Clinics .
[iv] Remarks by President Biden During a Virtual Meeting with Governors on Reproductive Rights ;
Biden ha firmato un ordine esecutivo per il diritto all’aborto.
[v] Women’s March calls for a Summer of Rage
[vi] Killing Roe Doesn’t Mean It’s Illegal to Kill the Unborn