Un canadese di 20 anni cerca il suicidio assistito dopo anni di malasanità.

Ad un ragazzo di 20 anni, originario del Canada è stato dato parere favorevole per il suicidio assistito (noto come, Medical Assistance in Dying – MAiD), principalmente perché nessuno ha saputo fornirgli una diagnosi medica adeguata o la giusta terapia per le sue condizioni gastrointestinali.
Eric Coulam vive nella Columbia Britannica, una delle provincie in cui si riscontrano i più alti tassi di decessi MAiD al mondo. Secondo il National Post, il ragazzo ha iniziato a provare dolori allo stomaco nel 2013, poco dopo il suicidio di sua madre. Da allora ha subito molteplici ricoveri ospedalieri, ha sofferto di malattie epatiche e renali, nonché un forte dolore cronico dovuto ai suoi problemi gastrointestinali, ma la causa della malattia non è mai stata diagnosticata.
“Ho perso sua madre“, ha detto sua nonna, Donna Suski. “E ora perderò anche lui“. Suski ritiene anche che lo stress della perdita di sua madre abbia causato un così rapido peggioramento della salute di Coulam.
Lui ha raccontato la sua storia, e da questa è emerso che purtroppo non è stato in grado di trovare medici in grado di aiutarlo. Nel descrivere la sua esperienza con un medico che ha cercato di effettuare un’indagine sui problemi gastrointestinali con un fonendoscopio, ha raccontato: “È arrivata ad un certo punto e non sapeva come procedere. Mi ha detto di bere molto e di tornare dopo un paio di giorni”. Quando è ritornato, racconta il giovane, la dottoressa non è comunque riuscita a capire il problema e lo ha mandato via. “Ha detto che era strano che non riusciva a capire di cosa potesse trattarsi, che non le era mai capitata una cosa del genere prima, che forse si trattava di un blocco intestinale e via dicendo. Ha poi firmato un documento (probabilmente una bozza di diagnosi ndr.) e da allora non ha più effettuato ulteriori indagini”, ha raccontato il ragazzo. “Non mi hanno suggerito né di prendere dei lassativi né di telefonare ad un medico specializzato in malattie gastrointestinali”.
Coulam ha anche affermato di aver ricevuto scarso aiuto dai medici del pronto soccorso, visto che non cercavano di effettuare delle diagnosi, né tentavano di capire quali problemi avesse pur vedendo che continuava ad ammalarsi. Il giovane ha anche consultato medici locali i quali gli hanno riferito che si stavano confrontando con degli specialisti a Vancouver, ma quando alla fine si è recato lui stesso da quegli specialisti, questi gli hanno rivelato di non essersi mai nemmeno interfacciati con medici della sua regione di provenienza.
Coulam ha raccontato di aver iniziato a prendere in considerazione per se stesso il suicidio assistito dopo aver visto una tale procedura su un altro paziente. Il ragazzo ha affermato d’aver optato per una morte del genere perché voleva essere padrone dell’intera procedura. “Mi ritengo un combattente, motivo per cui voglio avere il totale controllo. Scelgo questo mezzo perché voglio andarmene quando lo desidero, non deve essere qualche malattia a decidere quando farmi fuori”, ha detto.
La decisione di Coulam di percorrere la strada del suicidio assistito ci ricorda tristemente che molte volte le persone pensano di dover porre fine alla propria vita quando ciò di cui hanno bisogno è l’accesso ad una migliore assistenza. Coulam sente di non avere scelta perché è stato deluso più e più volte dalla comunità medica. Il suo caso non è dissimile da quello di una donna canadese, che sta valutando il suicidio assistito perché non può sottoporsi all’intervento chirurgico di cui ha bisogno. Mentre il Canada continua ad alimentare le morti per MAiD, molti malati o disabili sono purtroppo abbandonati a se stessi e costretti a pensare che l’unica opzione possibile per loro è il suicidio.
Fonte: LiveAction
Traduzione a cura di
Fabio Fuiano