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La Casa Bianca approva due disegni di legge che permetterebbero accesso illimitato all’aborto in tutti gli Stati Uniti.

Venerdì, 15 luglio 2022: i membri pro-aborto della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti approvano il Women’s Health Protection Act[1] del 2022 (WHPA) e l’Ensuring Access to Abortion Act[2] (EAAA), che codificherebbero rispettivamente le disposizioni in materia di aborto della decaduta Roe v. Wade e vieterebbero ogni azione che possa interferire nella possibilità della donna di ottenere aborti in ogni Stato.

I voti per il WHPA sono stati 219-210 e hanno visto i due partiti fronteggiarsi, con l’unica eccezione del democratico Henry Cuellar, rappresentante del Texas, che ha votato contro l’atto. L’EAAA è passato con una votazione di 223-205, con tutti i Democratici favorevoli, insieme a tre Repubblicani – i rappresentanti Brian Fitzpatrick (Pennsylvania), Adam Kinzinger (Illinois) and Fred Upton (Michigan).

I punti chiave:

Il Women’s Health Protection Act

  • Renderebbe nulle le leggi statali a difesa del concepito in ogni fase anteriore alla “viabilità” (tecnicamente, la fase in cui il concepito diviene in grado di sopravvivere fuori il grembo materno ndr.), la quale viene però definita in maniera molto generica e lasciata all’interpretazione di chi ottiene profitto dall’aborto.
  • Negherebbe alle cliniche abortiste di fornire alle donne qualsiasi informazione ritenuta “infondata” dal governo. Anche questo termine non viene ben definito.
  • Definisce l’inizio della gravidanza, ma non ne definisce la fine, aprendo potenzialmente la strada all’infanticidio.
  • Permetterebbe l’aborto in fase di viabilità del feto per qualsiasi ragione inerente alla “vita o salute” della madre, accertata da parte dall’abortista, da cui ci si aspetta un “giudizio in buona fede”.
  • Eliminerebbe restrizioni su ogni specifico tipo di procedura abortiva, il che potrebbe annullare il divieto federale sulla D&X[3], o aborto a nascita parziale, in cui viene indotto un parto podalico e viene rimosso il cervello del bambino tramite suzione.
  • Dichiara che tutto ciò che ostacola l’omicidio di un essere umano concepito è una barriera per la “basilare autonomia, dignità e parità” della donna.

L’Ensuring Access to Abortion Act

  • Richiede che nessuno stato sia autorizzato a “prevenire, limitare, impedire o reagire contro la possibilità” di tutti “quei fornitori di servizi sanitari che provvedano, intraprendano o in alternativa consentano un servizio abortivo che è legale nello Stato in cui lo stesso è fornito a un paziente non residente in quello Stato,” inclusa la restrizione sulla distribuzione della pillola abortiva – cosa che in alcuni stati è già stata fatta.

L’H.R. 8296 può anche essere chiamato “Women’s Health Protection Act”, ma, come ha sottolineato la Susan B. Anthony (SBA) Pro-life America, dovrebbe essere conosciuto come l’ “Abortion on Demand Until Birth Act.”[4] Il progetto di legge punta a permettere la raccapricciante pratica degli aborti tardivi per smembramento su bambini in procinto di essere partoriti, ma grandi abbastanza da poter vivere al di fuori del grembo materno. Permetterebbe inoltre l’aborto selettivo e discriminante basato su sesso, razza o diagnosi prenatali che rilevano, ad esempio, la presenza di sindrome di Down o fibrosi cistica. Ridurrebbe la regolamentazione sulla sicurezza nelle aziende abortive. Inoltre, ha il potenziale di imporre agli americani l’aborto finanziato dai contribuenti e di forzare gli operatori sanitari a collaborare agli aborti contro la loro coscienza. Renderebbe nulle le leggi statali, incluse quelle entrate in vigore dopo il ribaltamento della Roe v. Wade avvenuto il mese scorso.

Un diritto ad uccidere “perché, quando e come voglio”.

Il WHPA dichiara che i fornitori di assistenza sanitaria hanno diritto ad uccidere grazie “ad un diritto legale … a fornire servizi abortivi” e le donne hanno il diritto di uccidere i propri figli grazie “a un corrispondente diritto di ricevere i detti servizi senza … limitazioni o requisiti.” (enfasi aggiunta)

Inoltre, coperto dall’Atto, un abortista può fornire servizi abortivi tramite telemedicina (nonostante ciò comporti un rischio maggiore per le donne) e non è costretto ad ammettere pazienti in ricovero ospedaliero (il quale garantirebbe assistenza medica alle donne in caso di complicazioni dovute all’aborto). Le cliniche abortiste non dovranno fornire alle donne informazioni che il governo reputi “infondate”. Dal momento in cui questa sorta di informazioni “infondate secondo il governo” risultano indefinite e generiche, è teoricamente possibile che lo stesso stabilisca l’“infondatezza” di informazioni riguardo agli sviluppi fetali (come ad esempio il fatto che a 21 giorni dalla fertilizzazione sia già presente il battito cardiaco nel bambino nel grembo) – quando non è così.

In aggiunta, non ci sarebbe nessuna limitazione agli aborti “in qualsiasi momento nel periodo anteriore alla viabilità, inclusa una proibizione o restrizione per una particolare procedura abortiva” e non è richiesta da parte delle donne nessuna spiegazione per poter procedere all’aborto. Ciò potrebbe favorire il ripristino dell’aborto D&X, attualmente bandito a livello federale, la cui procedura consiste nell’indurre un parto podalico e, mentre il bambino è ancora vivo, incidere la base del cranio per aspirarne il cervello, uccidendolo.

Potrebbe inoltre aprire la strada per l’infanticidio visto che il disegno di legge definisce la gravidanza come “il periodo del processo riproduttivo umano che inizia con l’annidamento di un ovulo fertilizzato”, ma omette la definizione della fine di tale processo.

In base alla legge, è previsto anche che non si possa proibire “l’aborto in fase di viabilità fetale quando, in buona-fede del giudizio medico dell’operatore sanitario, continuare la gravidanza potrebbe mettere a rischio la vita o la salute della paziente incinta”. Questa legge non è necessaria, poiché se il bambino è “viabile” allora può essere partorito vivo con un parto indotto pre-termine o con un cesareo d’emergenza, dandogli così la possibilità di sopravvivere. Queste procedure non sono paragonabili all’aborto, che è la soppressione intenzionale del bambino nel grembo materno.

Nessun buon medico, in buona coscienza, intenzionalmente ucciderebbe mai un bambino prima del parto, specialmente quando la madre ha tutte le intenzioni di partorire quel bambino vivo. Peraltro, l’Atto non dà una definizione di “salute”, dunque con questo termine ci si potrebbe riferire alla salute fisica tanto quanto a quella mentale o persino finanziaria.

Aborto non vuol dire parità.

Infine, i promotori e sostenitori dal WHPA dichiarano che le restrizioni all’aborto “sono un mezzo di oppressione di genere, in quanto mirano a servizi sanitari di cui usufruiscono innanzitutto le donne” e che tali restrizioni “ledono la basilare autonomia, dignità e parità delle donne, nonché la loro possibilità di partecipare alla vita sociale ed economica della Nazione”.

In altre parole, la parità intrinseca che c’è tra uomo e donna sarebbe priva di significato secondo quest’Atto e le donne non sono considerate alla pari dal governo a meno che non abbiano il “diritto” di uccidere i propri figli, come gli uomini cui è sempre stato possibile abbandonare i loro. Sembra che i legislatori che appoggiano quest’Atto pensino che le madri siano incapaci di partecipare alla vita sociale ed economica della nazione, ma dov’è la dignità quando una donna viene drogata e “spogliata” nel momento in cui incontra (per la prima ed ultima volta) l’abortista che ucciderà il suo bambino?

Ancora, l’Atto sostiene che le restrizioni all’aborto “portano avanti quei sistemi di […] supremazia dei bianchi e razzismo contro i neri” incluse “sperimentazioni su donne di colore.” Eppure, non c’è nulla di razzista nelle leggi pro-life che salvano la vita di bambini neri o nei centri di gravidanza in cui si aiutano le donne a portare avanti la gravidanza con fiducia, indipendentemente dalla loro razza.

In realtà, è stata la Planned Parenthood ad essere istituita attraverso piani razzisti per prevenire la gravidanza di donne nere e povere. Ed è stato un membro del Consiglio di Amministrazione di Planned Parenthood, Clarence Gamble, a finanziare nel North Carolina il programma eugenetico che eseguiva sterilizzazioni forzate su donne di colore.

 

L’Ensuring Access to abortion Act.

Questo disegno di legge ha uno scopo molto più semplice del WHPA: essenzialmente richiede che in nessuno Stato sia concesso di “prevenire, limitare, impedire o reagire contro” l’eventuale “possibilità di un operatore sanitario di fornire, intraprendere o altrimenti avviare un servizio abortivo, legale nello Stato in cui lo stesso viene fornito, a una paziente che non risiede in quello Stato” incluso chiunque assista quell’operatore sanitario.

Revoca inoltre la possibilità dei singoli Stati di limitare “la capacità (di chiunque) intenda viaggiare oltre i confini di Stato con lo scopo di ricevere un servizio abortivo, legale nello Stato in cui questo venga fornito” o di ostacolare chiunque assista la persona che desidera un aborto.

Ma forse le parti più stridenti sono quelle che si riferiscono all’accesso alla pillola abortiva: la pericolosa distribuzione per corrispondenza il cui protocollo non prevede alcun esame diagnostico, era già stata bandita da alcuni Stati. Il disegno di legge afferma che nessuno Stato può limitare o prevenire “i movimenti di commercio interstatali, in accordo con la legge o regolamentazione Federale, di nessun farmaco approvato o autorizzato dalla Food and Drug Administration per l’interruzione di gravidanza”.

 

Gli americani non appoggiano l’aborto senza restrizioni.

Un sondaggio condotto dalla SBA Pro-Life America mostra come il 70% dei votanti si oppone all’idea dell’aborto senza restrizioni del WHPA, inclusa una maggioranza di votanti sia pro che contro l’aborto. Si riscontra inoltre come il 63% dei votanti disapprovi legislazioni come il WHPA, che ribalterebbe quasi totalmente le restrizioni in materia di aborto a livello statale.

“I Democratici pro-aborto non sono per niente in sintonia con una maggioranza di Americani che rifiuta gli estremismi dell’aborto,” dichiara Marjorie Dannenfelser, Presidente della SBA Pro-Life America. “In questa nuova era Dobbs[5], sono già una dozzina gli Stati che hanno implementato strumenti di protezione salva-vita per i bambini concepiti e le loro madri. Tuttavia i Democratici e l’industria dell’aborto stanno diffondendo paura e menzogne sulla sentenza Dobbs pur di portare avanti la loro agenda impopolare e pericolosa – incluso ciò che ingannevolmente viene chiamato Women’s Health Protection Act. Questa legislazione, che ha già fallito tre volte, sancirebbe un ‘diritto all’aborto’ virtualmente illimitato nella legge federale e bloccherebbe le nuove e vigenti leggi pro-life.”

Fonte: LiveAction

Traduzione e adattamento a cura di

Sara Sanna


[1] Atto di Protezione della Salute delle Donne.

[2] Atto di Garanzia d’Accesso all’Aborto.

[3] Dilation&Extraction, ovvero Dilatazione & Estrazione.

[4] Atto per l’Aborto su Richiesta fino alla Nascita

[5] Dobbs v. Jackson è la sentenza che ha ribaltato le precedenti Roe v. Wade e Planned Parenthood of Southeastern Pennsylvania v. Casey, stabilendo che la Costituzione non può conferire il diritto all’aborto e che l’autorità in materia di regolamentazione sull’aborto spetti al popolo e ai suoi rappresentanti eletti.

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