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La dichiarazione di un’abortista: “Planned Parenthood mi ha istruita a dimettere le pazienti con perforazione uterina”.

Il medico abortista Christine Henneberg ha rivelato nel suo libro come Planned Parenthood l’abbia istruita a dimettere le donne che avessero riportato perforazione uterina, invece che portarle in ospedale, privandole di ogni tipo di cura.

La perforazione uterina è una complicazione che può costare la vita

Si ha una perforazione uterina quando l’abortista buca il tessuto uterino. Il Medic-Journal definisce la perforazione uterina come una “terribile complicazione” che può causare: “pesante emorragia, peritonite nonché sterilità.”

I sintomi descritti dal Medic-Journal per la perforazione uterina sono i seguenti: “dolore intenso nella parte bassa dell’addome e segni di emorragia infra-addominale: perdite di sangue dalla vagina, debolezza, vertigini, tachicardia”.

Continua:

“Se non diagnosticata in tempo, la perforazione uterina può portare a terribili complicazioni e conseguenze, con esiti finanche mortali. Le complicazioni includono lesioni intestinali o alla vescica, grandi ematomi, emorragia, peritonite, sepsi.

Il danno alla collo dell’utero può contribuire all’insorgere di insufficienza cervicale e aborto spontaneo durante le successive gravidanze. La perforazione uterina può avere conseguenze serie sul sistema riproduttivo e causare infertilità dovuta alla formazione di aderenze (tessuto cicatriziale n.d.r.) intra-uterine (sindrome di Asherman) o alla necessità di asportare l’utero”.

Gli aborti maldestri durante l’apprendistato

La Henneberg ha imparato ad eseguire gli aborti con la collaborazione della TEACH, ovvero “Training in Early Abortion for Comprehensive Healthcare” (ovvero Apprendistato sull’aborto nel primo trimestre per un’assistenza sanitaria completa). Tuttavia il programma TEACH (finanziato dalla Danco, l’azienda che produce la pillola abortiva) ha istruito la Henneberg anche per eseguire aborti nel secondo trimestre.

Henneberg dichiara di aver ricevuto la sua formazione alla clinica Planned Parenthood di Long Beach sotto la supervisione dell’abortista Rebecca.

Durante l’apprendistato, la Henneberg avrebbe perforato l’utero di una donna, mentre eseguiva un aborto su un feto di otto settimane. Lo ha subito detto a Rebecca. Riferisce la Henneberg:

[Rebecca] stava controllando qualcosa sul suo telefono. Alzò lo sguardo. “Spegni l’aspiratore”, disse all’assistente. “Fammi sentire”. Ha messo le mani sulla cannula e ha sondato le pareti dell’utero, per capire cosa avevo combinato.

“Eh sì, l’hai fatto”, disse senza batter ciglio, “hai perforato”.

Rebecca esaminò quindi i resti dell’aborto, confermando in questo modo che nessuna parte di tessuto fetale fosse rimasta all’interno dell’utero.

Controllò ancora la donna e poi disse alla Henneberg: “Non preoccuparti, starà bene”.

Meglio rimandare la paziente a casa piuttosto che portarla in ospedale

La Henneberg riferisce:

In quel momento devo essere impallidita. “Hai mai perforato prima d’ora?”, mi chiese lei. “No”. Rise. “Ciò che devi tenere a mente è che l’aborto è una delle procedure più sicure che esista. Il rischio di perforare è uno dei tuoi peggiori incubi, vero? Siamo tutti molto attenti a evitarlo, e così dev’essere. Adesso però ti è capitato, hai fatto un piccolo buco nel suo utero. Ora controlla che non sanguini e assicurati di non averle aspirato l’intestino con la cannula. Nel 99% dei casi non succede. La sorveglierai, se ne andrà a casa e in un paio di giorni la cosa passerà da sola”.

A quanto pare, in caso di perforazione uterina, il protocollo della Planned Parenthood prevede che la paziente sia dimessa invece che portarla in ospedale. E in questo caso non fu fatta eccezione.

Alla fine, stava bene. Lei tornò a casa sua e noi nelle nostre” riferisce la Henneberg, “non vedevo l’ora di ritornare il giorno dopo”.

Ma la donna stava realmente “bene”? La Henneberg non riporta l’epilogo della vicenda, mentre i centri abortivi generalmente non vengono a conoscenza di un possibile ricovero della donna in pronto soccorso a causa di emorragie o infezioni.

La Henneberg perforò l’utero di un’altra donna durante la prima procedura del giorno seguente. Anche questa ricevette lo stesso “trattamento”. Controllarono per vedere se ogni parte del bambino fosse stata rimossa dall’utero (come dopo ogni aborto), esaminarono la perforazione tramite ultrasuoni, controllarono eventuali emorragie e la spedirono a casa.

Come trattare in maniera appropriata una perforazione uterina

Secondo il Medic-Journal quello che segue è il trattamento appropriato per una perforazione leggera:

“se la perforazione è incompleta, il foro è piccolo e la pressione sanguigna è sotto controllo, non ci sono ematomi parametriali o emorragie intra-addominali, allora si può adottare una tattica di tipo prudenziale-osservativo. In questo caso dunque, viene prescritto il riposo a letto e qualcosa di freddo sullo stomaco, nonché l’impiego di farmaci uterotonici e antibiotici. Si continua a tenere la situazione sotto controllo tramite gli ultrasuoni.

In altre circostanze (come in presenza di sintomi peritoneali e segni crescenti di emorragia interna), è necessario un controllo approfondito tramite laparoscopia o laparotomia[1]”.

La Henneberg non solo non mise punti di sutura alle perforazioni, ma non diede neppure indicazioni su eventuali medicazioni né altre istruzioni precise alle pazienti.

La dottoressa ha fatto dell’aborto la sua carriera, e afferma: “continuo a trattare le eventuali perforazioni uterine secondo il protocollo che abbiamo seguito (due volte) mentre facevo l’apprendistato con [Rebecca].

Dunque, manda ancora le pazienti a casa senza alcun trattamento.

 

Quante donne muoiono a causa della perforazione uterina?

Qui elenchiamo solo alcune delle donne che sono morte a seguito di una perforazione uterina:

  • Gloria Small 43 anni e madre di sei figli.
  • Germaine Newman 14 anni. Sua madre l’ha trovata in casa morta il giorno dopo l’aborto.
  • Teresa Causey 17 anni. Le sue ultime parole: “oh, mamma, mamma, fa così male!”.
  • Margaret Paula Clodfelter 19 anni. Come le pazienti della Hennesberg fu rimandata a casa. Morì poco dopo.
  • Anche Maureen Espinoza, 16 anni, fu rimandata a casa. Dopo 6 giorni dall’aborto andò in ospedale, dove i medici tentarono invano due operazioni chirurgiche per salvarle la vita.
  • Leigh Ann Stephens Alford, 34 anni, morì 18 ore dopo che la struttura la mandò a casa con l’utero perforato.
  • Virginia Wolfe, 33 anni, morì sul lettino in cui le avevano operato l’aborto.
  • Shirley Payne aveva 33 anni.
  • Rhonda Rollinson di età sconosciuta. L’abortista non riuscì a rimuovere il bambino per intero. Spedirono Rhonda a casa dicendole di tornare un altro giorno nella struttura per provare di nuovo. Invece morì.
  • Anche un’anonima studentessa ventenne di Newark, identificata poi come Jane Doe, morì a causa di una perforazione, lasciando i suoi quattro figli orfani di madre.
  • Anjelica Duarte, 21 anni, ha lasciato due figlie, di uno e tre anni.
  • Mickey Apodaca aveva 28 anni. Il suo abortista, Raymond E. Showery, era uscito su cauzione facendo appello contro una condanna per omicidio per aver annegato una bambina sopravvissuta a un aborto. Fu accusato di omicidio colposo per la morte di Apodaca. Mentre Showery era in attesa del processo, gli attivisti locali pro-aborto si sono radunati fuori dal carcere con cartelli che lo sostenevano, chiedendo il suo rilascio.
  • Carolina Gutierrez 20 anni. Morì a seguito di una forte infezione causata dalla perforazione uterina. Quando Carolina si è resa conto di stare male, ha chiamato il centro abortivo, ma le hanno riattaccato in faccia. Nei due giorni successivi, la sua situazione peggiorò, lasciò numerosi messaggi in segreteria, ma nessun impiegato della struttura la richiamò mai. In seguito i chirurghi le amputarono entrambe le gambe, andate in cancrena, tentando di salvarle la vita. Nonostante ciò morì sei settimane dopo l’aborto.

Fonte: Live Action

Traduzione a cura di Sara Sanna


[1] Laparoscopia e laparotomia sono rispettivamente una tecnica chirurgica mininvasiva e l’apertura della cavità addominale tramite incisione che permettono lo studio degli organi interni (ndr.).

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