Generazione UpV
Cosa significa essere pro-life per un universitario? Ma, anzitutto, oggi un giovane, ancorché universitario, può essere pro-life?
Noi Universitari per la Vita crediamo che sì, è possibile essere studenti universitari che combattono per una cultura della vita. Infatti le ragioni per combattere questa buona battaglia non sono mai state scalfite nel loro nocciolo sia sul piano scientifico, sia su quello giuridico, nel senso più alto, sia sul piano logico.
Ma, tralasciando il merito, essere un Upv vuole dire innanzitutto fare una azione contro-culturale (rispetto alla cultura dominante ndr.) nel senso che vogliamo provocare le menti di tutti, ma anzitutto dei nostri coetanei ad un modo diverso di pensare. Cosa significa? Ad esempio tornare a riproporre la forma mentis che uno studente universitario dovrebbe avere : porsi domande, saper criticare in modo costruttivo, non tanto per affermare se stessi ma per avvicinarsi maggiormente alla verità, vero fine di ogni mente che si presta a studiare lo scibile.
Tornando alla domanda principale, il fondamento di una mentalità pro-life è l’attenzione alla persona, è l’attitudine del mettersi al suo servizio perché la persona è sempre persona. Una scienza al servizio dell’uomo porta al progresso, testimone ne è la nostra civiltà occidentale il cui sviluppo così straordinario è stato possibile solo grazie a quel passato che l’ha educata a mettere al centro il prossimo, come fine e non mezzo del proprio agire.
In quanto attivisti pro-life dobbiamo però prendere atto della realtà. Oggi viviamo in una società in cui il subdolo concetto dell’eugenetica e dell’utile sono la matrice di ogni scelta consapevole o meno.
L’eugenetica in particolare si basa su una ricerca della perfezione che, di volta in volta, ha assunto nel corso della storia tratti e fisionomie diverse : sono stati considerati inferiori i neri poiché si riteneva fossero indietro nel processo evolutivo, giusto risultava quindi lo schiavismo; durante il nazismo gli ebrei , e non solo, venivano declassati a non umani, privati della loro intrinseca dignità di essere umani in quanto inferiori alla razza ariana.
Oggi l’elemento discriminante è, come detto, l’utilità sociale ed economica delle persone: così si spiegano l’aborto selettivo, l’eutanasia attiva e passiva e la manipolazione genetica. Per noi tutto questo, semplicemente, non è accettabile. Noi tutti conosciamo storie di imperfezioni, anzi, di persone con imperfezioni fisiche e mentali che nella loro vita colgono il vero significato del Perché dell’uomo: darsi per l’altro sapendo che ciò è veramente quello che ci rende felici. Nessuna vita è “inutile”.
Insomma, noi abbiamo un sogno: una società in cui l’unico metro con cui misurare l’altro sia l’amore. Senza fraintendimenti: amare appassionatamente la vita umana e difenderla da ogni attacco. Per questo noi ci siamo alzati in piedi per dire che ogni vita va tutelata, dal concepimento alla morte naturale.
Ciò significa che ogni persona ha una dignità che va rispettata e tutelata al di là del sesso, dell’etnia, dell’età, della condizione di salute e che questo ci obbliga reciprocamente ad aiutare con ogni mezzo il nostro prossimo, secondo l’intelligenza, la capacità e le risorse di ciascuno.
Francesco Chilla
Trovo il vostro punto di vista interessante, anche se non lo condivido. Vorrei chiedervi come conciliare il concetto di “diritti” di una persona (come il diritto a togliersi la vita o il diritto ad abortire) con il concetto dell’importanza della vita.
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Il diritto ad abortire non esiste perché si va a togliere la vita di un essere umano, tra l’altro con pratiche barbare ed incivili (l’embrione viene aspirato quando è nei primi mesi o fatto a pezzi quando è più grande). Non si può parlare di diritto quando ci va di mezzo l’esistenza di un altro essere umano, quando qualcun altro decide se dovrà nascere o se invece dovrà morire. E se fosse accaduto a me, o a lei? Togliersi la vita non è un diritto: provi a pensare se ipoteticamente mia o sua figlia con depressione dica con insistenza di volersi uccidere. Allora lei le darebbe una pistola dicendole:”Sparati pure figlia mia, è un tuo diritto”? Non proverebbe invece ad ascoltare questo suo grido d’aiuto aiutandola a superare le difficoltà che sta incontrando nella vita?
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Le pratiche “barbare ed incivili” non sono tali, per quanto le si voglia dipingere così, perché, ipotizzando di rendere nuovamente illegale l’aborto, considerando che le donne, che tra l’altro hanno combattuto battaglie, credo, proprio per ottenere la libertà di scelta (mi scuso per aver usato “diritto” generando fraintendimenti) ricorrerebbero a mezzi fuori dal circuito legale, come succede altrove, o andando all’estero, come succede per l’eutanasia. Togliersi la vita è un diritto nel senso di libera scelta: provi lei a fermare qualcuno che vuole suicidarsi, se non l’avverte prima. Inoltre non si parlava di esempi di persone coscienti e autonome che, per problemi vari, cadendo in una spirale depressiva decidano di togliersi la vita, ma di chi non può vivere senza le macchine, rendendo il suo concetto di “morte naturale” buffo, visto che di naturale nei casi in cui si chiede la libertà di ricorrere all’eutanasia non vi è nulla. Se parliamo di suicidio in casi REVERSIBILI (mi scusi il maiuscolo, non so fare il corsivo nei commenti) allora sono pienamente d’accordo con lei, ma non credo sia il caso.
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Quindi la “libertà di scelta” sarebbe quella di poter uccidere il proprio figlio? Francamente pensiamo che le donne si meritino più dell’aborto che oltre ad uccidere il bambino lascia ferite profonde sia in lei che nel marito/fidanzato (sindrome post aborto). Con la legalizzazione dell’aborto, gli aborti clandestini non sono terminati perché per un motivo o per un altro le donne preferiscono la clandestinità (le stime del ministero della salute dicono che solo nel 2016 gli aborti clandestini sono stati tra i 10.000 ed i 13.000, ovviamente essendo clandestini il numero non si può sapere con certezza). Cosa intende quando parla di casi reversibili? Chi siamo noi per giudicare la vita di una persona attaccata ad una macchina e di dire che deve morire perché la sua vita non ha senso e perché quella non è vita? Le posto l’articolo di una donna che poco tempo fa si è svegliata dal coma. I medici non le davano nessuna speranza. Se le avessimo staccato la spina, lei sarebbe morta. Quindi come si può dire che una situazione è reversibile o no? La logica del nazismo è stata questa: l’umanità divisa in due categorie chi deve vivere e chi deve morire, nel nostro caso il bambino non nato magari se affetto da sindrome di down, la persona in coma ecc…davvero siamo arrivati al punto di doverci chiedere: ci sono persone che devono morire perché la loro vita non ha valore?
http://www.corriere.it/esteri/18_gennaio_26/attentato-las-vegas-miracolo-jovanna-colpita-testa-si-sveglia-coma-torna-casa-53c7a4d6-02b4-11e8-b05c-ecfd90fad4de.shtml
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Non è importante che oggi vi siano aborti clandestini, che tra l’altro le fa capire che se vietassimo gli aborti non cesserebbero di certo, perché l’importante è dare la possibilità di seguire procedure legali, controllate e professionali. La scelta è comunque libera, poi. Non capisco cosa intende quando dice che le donne meritano più dell’aborto: stiamo parlando di donne che scelgono volontariamente di abortire.
Nessuno deve giudicare se qualcuno merita di vivere o no, anzi se in salute decidessi di vivere per sempre attaccato alle macchine, in caso di incidente, così dovrebbe essere, ma se scegliessi, in salute, di non essere tenuto in vita artificialmente (sottolineo la non naturalità della cosa) allora nessuno dovrebbe poter contrastare la mia scelta, così come se volessi togliermi la vita nessuno potrebbe impedirmelo; l’unica differenza tra suicidio ed eutanasia è che nel secondo caso non sarei in grado di togliermi la vita in autonomia, e trovo barbaro impedire a qualcuno di compiere una scelta libera. Se crede che tale scelta possa dipendere da fattori psicologici non sono affatto contrario a un periodo di terapia preventivo, per esempio. Parlo di casi reversibili come Eluana Englaro, o DJ Fabo, e altri casi così. Ma questi sono quelli di cui parlo io adesso, ma se qualcuno, per qualsiasi problema, volesse ricorrere all’eutanasia perché sente di non aver via d’uscita allora sarei favorevole anche in quei casi all’eutanasia piuttosto che vederli ricorrere all’impiccagione o al gettarsi da un balcone, ma ognuno fa le sue scelte.
Tolto ciò, il punto che non mi torna è che lei continua a parlare di qualcuno che giudica di qualcun altro, mentre io parlo di scelte autonome del soggetto in questione.
Mi perdoni se il discorso è venuto così lungo.
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Il punto è che l’aborto clandestino o legale toglie la vita ad un altro essere umano. Non è che rendendolo legale cambiamo le cose, sempre sbagliato è. Allora rendiamo legale il furto, l’omicidio? Sa quanti ladri quando entrano in casa a rubare si fanno male? Legalizziamolo così è tutto più sicuro….questo esempio fa capire che c’è un discrimine tra ciò che si può fare e ciò che non si può fare, così come anche per l’eutanasia. Non siamo padroni della nostra vita perché non abbiamo deciso noi di nascere così come non possiamo decidere noi di morire e quando morire. E poi un conto è dire ora: se dovessi trovarmi coinvolto in un incidente mortale, allora preferirei morire, ma come dimostrano anche statistiche e casi concreti di persone, nel momento concreto in cui si sta tra la vita e la morte, si cerca in tutti i modi di appigliarsi alla vita. E se ci fosse anche una sola possibilità che una persona si svegli dal coma o che la medicina trovi una cura per una determinata malattia? Veramente sarebbe meglio la morte piuttosto che tentarle tutte? Che vuol dire non avere via d’uscita? Ogni malato che sta attaccato ad una macchina rimane una persona con dignità come tutte le altre. Decidere di voler morire o di uccidere un malato in quelle condizioni, vuol dire non dare dignità a quella persona che sta soffrendo e non è che eliminandola si migliora la cosa, perché uccidendolo il messaggio che mandiamo è :”sei attaccato ad una macchina? La tua vita non ha senso, meglio morire”. Il difficile è invece stargli accanto fino alla fine, soffrire con lui, fare di tutto per stargli vicino. Una persona in coma e in stato vegetativo può respirare da sola e c’è vivacità circolatoria (lei parlava di non naturalità )
In realtà per il suicidio, le persone accanto a lei hanno il dovere di impedirglielo, così come fa lo Stato che in questi casi fa il trattamento sanitario obbligatorio. Allo stesso modo, un medico, il cui paziente chiede che gli siano sospesi i trattamenti di nutrizione ed idratazione in caso di incidente (cioè morire di fame e sete, una morte orribile) deve impedire ciò, tanto più che andrebbe contro il giuramento d’Ippocrate.
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Alla fine tutto si risolve nella libertà che viene concessa ad una persona; è pacifico che l’aborto non permetta la nascita di un essere umano, ma non vedo come si possa obbligare una donna a portare a termine una gravidanza, per quanti discorsi possano essere fatti. Se avete una soluzione a questo problema sono pronto ad ascoltare. Se parliamo delle donne che sono influenzate ad abortire, vuoi per mancanza di mezzi, vuoi per “sottomissione”, vuoi per mille altre ragioni evitabili, sono più che favorevole a mettere in campo tutto il supporto necessario. Ma se la scelta è ponderata, autonoma allora spiegatemi come costringere qualcuno a cambiare tale decisione.
No, non è uguale al furto, perché il furto coinvolge un estraneo, viola lo spazio di un’altra persona, e qualsiasi cosa ne diciate un feto non è un essere umano, perché la sua vita è completamente nelle mani della madre, nel modo più assoluto. Si può e si deve difendere la vita di un feto dalle influenze esterne, ma non si può entrare nella sfera della madre, a meno di non legarla ad un letto fino al parto. Tutto il resto sono chiacchiere da bar.
Di nuovo, parla di valore della vita, ma non è in discussione. La vita di chi è attaccato alle macchine può benissimo valere quanto quella di una persona sanissima, e comunque chi è in coma o in altre situazioni può decidere di non proseguire la propria vita. È una decisione presa in libertà, ed è da ipocriti togliere la possibilità di scegliere della propria esistenza ad una persona, costringendola a soffrire o comunque a continuare un’esistenza che non vuole più essere vissuta. Certo non apprezzo la sospensione di alimentazione e idratazione, e preferirei la morte indotta. Per il TSO si parla di tentato suicidio, perché il suicidio è impossibile da impedire, una volta avvenuto. Tra l’altro ho già detto di essere più che a favore del sostegno a chi è in una situazione tale da voler tentare il suicidio. La non naturalità dipende dal fatto che senza nutrizione e idratazione la vita cesserebbe. Per il giuramento di Ippocrate, è una questione di interpretare l’eutanasia come fanno arrecato o come aiuto a chi soffre.
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Allora intanto che il feto non sia un essere umano è sbagliato. A quale specie dovrebbe appartenere allora? Il DNA poi è distinto da quello della madre, si tratta di un altro individuo. Cosa vuol dire che è completamente nelle mani della madre e dunque non è umano? Non è forse così anche per un neonato o una persona disabile che dipende in tutto e per tutto dalla madre? Il bambino un secondo prima di nascere non è un essere umano e una volta venuto al mondo, si trasforma in un essere umano? Così come una persona che vuole ucciderne un’altra, o che vuole commettere un furto o un reato di altro genere lo fa se lo vuole fare, allo stesso modo anche una donna che vuole abortire. Ma un conto è questo, un conto è che questo diventi una legge, pagata tra l’altro con le nostre tasse. In tutto il mondo ci sono persone tentate di uccidere o rubare o fare del male. Ma non ci sogneremmo mai di trasformare il male in bene facendolo diventare legge. Questo è sbagliato nel modo assoluto. Diremmo in tutti i modi a quella persona che quello che vuole fare o che ha fatto è sbagliato. L’esempio del furto non era per paragonare il furto all’aborto ma per dire che, come anche nel furto il ladro ad esempio si può far male nel tentativo di scappare ecc. , questo non vuol dire che rendiamo il furto legale per tutelare il ladro. Se con gli aborti clandestini sono morte delle donne (anche qui bisognerebbe vedere i dati istat perché sono stati abilmente truccati per far capire alla gente la necessità di avere la legge 194), questo non vuol dire che in risposta bisogna legalizzare l’aborto .
Nel giuramento d’Ippocrate originale quello scritto in greco antico per intenderci, c’è scritto chiaramente “non darò a nessuna donna medicinale abortivo” ed ancora “non somministrero’ ad alcuno neppure se richiesto farmaco mortale”. Più chiaro di così.
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Intanto bisogna intendersi, perché altrimenti i commenti si ripetono. È vero che anche un disabile o un neonato dipendono completamente dalla madre… o dal padre, o da uno zio, o da chiunque. Che sia la madre a occuparsene è relativo, non è necessario che sia la madre, contrariamente un padre, per quanto impegnato non potrà portare avanti una gravidanza. In questo senso, la vita del feto è totalmente nelle mani della madre, la quale può smettere di alimentarsi, può tentare il suicidio, può andare in overdose farmacologica al solo scopo di non mettere al mondo il bambino e, a meno che non dia segnali preventivi, nessuno può impedirle di fare quel che vuole. Detto ciò, ovviamente il feto è un feto di essere umano, ma è un feto, scientificamente è un feto, come una larva di mosca un giorno sarà mosca, ma oggi è larva, e così via. L’essere umano, come tutti gli animali, procede per stadi di vita, perciò non ha senso prendersi in giro chiamando qualsiasi cosa essere umano.
Per quanto riguarda l’omicidio, non è paragonabile con l’aborto, sia per ciò che ho detto poco sopra, sia perché è giuridicamente impossibile determinare l’eventuale “omicidio” di un feto, perché potrebbe essere causato da una disattenzione, da un incidente e così via; cosa si potrebbe fare, arrestare tutte le donne che perdono un figlio? Tra l’altro, non ha risposto alla mia domanda iniziale: anche volendo ammettere che l’aborto torni illegale, come si costringe una donna a proseguire una gravidanza? O l’obiettivo è solo impedire ai medici di praticarlo?
Per quanto riguarda il furto, invece, cadete in errore: non servirebbe affatto legalizzare il furto per tutelare il ladro, perché non si fanno male perché compiono un’azione illegale, ma se si fanno male perché vengono pestati a sangue, o sparati alla schiena, o bruciati vivi sono tutelati, in base alla responsabilità.
Non è nemmeno importante se con gli aborti clandestini muoiano o no delle donne, è una pura questione di libertà di scelta perché le madri, essendo le uniche a poter generare nuovi figli, devono poter avere la libertà, punto. Sarebbe un mondo meraviglioso se nascessero tutti i bambini che vengono concepiti, ma si andrebbe nella direzione giusta non impedendo l’aborto bensì migliorando la consapevolezza sui contraccettivi, sull’educazione sessuale, sulla parità di genere, sui sussidi alla famiglia, e così via. È una linea di pensiero che non condivido affatto quella di cercare di ottenere qualcosa vietando qualcos’altro, perché rimane un palliativo e non una cura. Cosa dovremmo fare con i bambini nati i miseria? O nati da uno stupro? O nati con una madre che non vuole vederli soffrire? O nati in una delle mille situazioni di disagio? Avete schiere di persone pronte ad adottarli? Avete i soldi pronti a pagare eventuali case famiglia, o altri sussidi? O avete in mente di costringere una donna prima a portare a termine una gravidanza, poi a tenere un figlio che non avrebbe voluto? Non riesco davvero a capire come possiate ignorare una verità così palese, come se la gravidanza fosse uno scherzo, e la madre un semplice contenitore. Ripeto, nuovamente, che è tutto in mano sua, sia il prima, sia il dopo.
Dato che non ha, o avete (non so quanti siano i miei interlocutori) parlato di eutanasia, voglio solo far notare che, benché sia affascinato dal giuramento di Ippocrate da quando ero un adolescente, evidentemente va aggiornato se la coscienza comune sta andando da un’altra parte. O comunque, considerando che si è trovato il modo di praticare l’aborto, non credo sia un ostacolo insormontabile.
Mi scuso per lo sproloquio.
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