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ALCUNI BRANDISCONO SAN TOMMASO PER AMMETTERE L’ABORTO: MA È DAVVERO POSSIBILE?

È chiaro che la pratica abortiva – il riferimento è all’aborto diretto, procurato – rappresenta sempre un disordine morale grave [1]. Possiamo oggi affermare che l’anima umana è presente sin dal concepimento, tuttavia non poco frequentemente si riscontrano ancora posizioni, le quali ritengono che l’impostazione di san Tommaso d’Aquino concedesse la possibilità dell’aborto, in ragione dell’animazione umana. Spesso si afferma che per l’Aquinate l’anima intellettiva, quella umana, subentrerebbe dopo una successione di anime (vegetativa e sensitiva), per cui la persona umana non sarebbe tale sin dall’inizio, ma prima di esserlo sarebbe qualche altra cosa, dato che si considerano queste anime precedenti alla pari di quella intellettiva. A questo punto è doveroso fare delle precisazioni, senza riportare osservazioni personali.

La classica definizione aristotelica di anima è la seguente: «forma di un corpo naturale che ha la vita in potenza»; «atto primo di un corpo naturale che ha la vita in potenza» [2]. Ora, si chiama atto primo ciò che dà l’esse simpliciter, ossia l’essere in quanto tale e fa sì che una cosa sia ciò che è e non altro, il resto sono atti secondi, che non potrebbero esserci se mancasse l’atto primo. L’intendere, il volere, il sentire e così via, sono operazioni che si radicano in precise facoltà, che non potrebbero esserci se mancasse il principio fondante, ossia l’atto primo. Per questo si tratta di atti secondi. In poche parole l’atto primo è la forma sostanziale: l’anima umana è detta forma sostanziale umana o intellettiva, in quanto determina l’essenza umana, mentre la forma sostanziale di un animale si chiama anima sensitiva e quella di un qualunque vegetale si chiama appunto anima vegetativa.

Poiché la forma sostanziale umana oltre ad essere spirituale conferisce l’essere in modo assoluto, se si ammettesse una forma intermedia si distruggerebbe l’unità essenziale dell’uomo perché l’anima spirituale sarebbe perfettiva, ovvero una semplice “aggiunta”, come fa notare Cornelio Fabro [3]. Pertanto, la forma sostanziale umana è l’unica anima presente nella persona umana e non vi è né successione di precedenti forme pienamente sostanziali e specificanti né tanto meno coesistenza di più forme sostanziali (pluralità delle forme). Infatti, se prima dell’anima intellettiva fosse presente nella materia una qualsiasi altra forma sostanziale, per cui il soggetto dell’anima fosse ente in atto (cioè con un’essenza diversa da quella umana), ne seguirebbe che l’anima intellettiva non darebbe l’essere assolutamente (esse simpliciter); e per conseguenza non sarebbe una forma sostanziale […]. Cosa manifestamente falsa [4].

Ora, oltre a non esserci nell’uomo altra forma sostanziale che l’anima intellettiva, questa contiene «virtualmente» anche quella sensitiva e vegetativa [5], così come la figura superiore del quadrato contiene quella del triangolo [6]. Per cui non è corretto affermare che per san Tommaso si susseguano tre forme «sostanziali» nel vero senso della parola (vegetativa, sensitiva e intellettiva), da far intendere queste forme precedenti come se dessero l’esse simpliciter, dato che soltanto una può dirsi «sostanziale» pienamente, ossia quella che fa sì che un uomo sia tale. Insomma, le forme vegetativa e sensitiva non «specificano» pienamente, dato che ciò compete all’unica forma sostanziale che, nel caso dell’uomo, è l’anima intellettiva. Infatti, nonostante l’Aquinate sostenesse che l’anima intellettiva non subentri immediatamente – pare che su questo gli studiosi siano d’accordo –, tuttavia ciò che si verifica prima di questa è teleologicamente orientato ad essa, ossia ha come fine l’anima intellettiva.

Nel caso dell’uomo, in particolare dell’embrione, l’anima vegetativa consente di vivere la vita della pianta e quella sensitiva, successiva alla vegetativa, la vita di animale, ma l’embrione non è né una pianta né un animale semplicemente, appunto perché le forme vegetativa e sensitiva – sempre nel caso dell’uomo – non specificano pienamente (non habent speciem completam), dato che l’unica forma sostanziale è l’anima intellettiva, quella umana [7]. Pertanto, da qui a «giustificare» un aborto occorrerebbe un salto impossibile da giustificare, dato che il fine è l’anima intellettiva e l’aborto stronca definitivamente ciò, confermandosi come omicidio, e per questo basterebbe leggere il commento dell’Aquinate del V comandamento: l’uccisione del figlio ancora nel grembo della madre riguarda sia il corpo sia l’anima, e in nessun modo è lecito uccidere un innocente [8].

Gabriele Cianfrani

Riferimenti:

[1] Cfr. Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, n. 53; Cfr. Paolo VI, Humanae vitae, n. 14.

[2] Cfr. Aristotele, De anima, II, 412a 20-29.

[3] Cfr. C. Fabro, Breve introduzione al Tomismo, in Opere Complete 16, a cura di C. Ferraro, EDIVI, Segni 2007, p. 41.

[4] Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, Ia, q. 76, a. 4.

[5] Cfr. Ibid.

[6] Cfr. Aristotele, De anima, II, 414b 28-31.

[7] Cfr. Tommaso d’Aquino, S.Th., Ia, q. 76, a. 4; C.G., II, 89, QD anima, a. 11, ad 1.

[8] Cfr. Id.,S.Th., IIa-IIae, q. 64, a. 6.

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