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Replica pro-life a chi propone l’aborto per lo stupro

Stephanie Reynolds, concepita da uno stupro ci spiega perché l’aborto non è necessario in caso di stupro. Si noti che lei usa l’espressione “mia madre ha scelto la vita”, ma, come dice giustamente Jennifer Christie, vittima di stupro, quando si tratta della vita di qualcun altro non c’è alcuna scelta da prendere, non è contemplabile togliere la vita ad un innocente. Con grande lucidità Jennifer afferma di non aver preso alcuna scelta, tantomeno valorosa. La domanda sull’aborto non è mai stata sollevata, né pronunciata. Semplicemente era un’opzione praticamente inesistente nel suo universo. Il paragone che Jennifer fa è emblematico:

 “È come chiedere a qualcuno se vuole tagliarsi una gamba. No! Perché dovrei anche solo pensarci? Non ci ha mai sfiorato l’idea”.

Qualsiasi donna che è stata stuprata, ha sofferto orribili violenze e ingiustizie. Ha bisogno di aiuto, di guarire e del supporto della propria comunità. Lo stupratore dovrebbe essere ritenuto responsabile nella misura massima dalla legge, e in molti casi, le nostre leggi dovrebbero essere migliorate per proteggere pienamente le donne e le ragazze dai propri aggressori.

Questo è un argomento davvero personale per me, dal momento che mia madre è stata vittima di stupro, ed ha scelto al vita, la mia vita. Quando qualcuno afferma che i bambini concepiti in uno stupro dovrebbero essere abortiti, sta parlando di me. Mia madre capì che la mia vita non aveva meno valore rispetto a quella di chiunque altro solo per il modo in cui sono stata concepita, e che non avrei dovuto essere messa a morte per i crimini di mio padre. L’aborto non fa nulla per dare alla donna la guarigione di cui necessita e che merita. L’aborto non cancella lo stupro, né annulla la violenza che la donna ha sofferto. Al contrario, l’aborto sottopone la donna – e ora anche il suo bambino – ad un ulteriore atto di violenza che invece può essere cancellato o annullato.

Come hanno testimoniato molte sopravvissute allo stupro, l’aborto è di fatto un ostacolo alla guarigione dopo lo stupro. L’aborto aggiunge un trauma al trauma e peraltro genera un’altra vittima innocente. Non è mai giusto punire un bambino innocente arrivando addirittura alla pena di morte perché suo padre ha commesso un crimine efferato. Con le leggi attuali, nemmeno allo stupratore viene comminata la pena di morte. Dunque mettere a morte il bambino significa fornire agli stupratori più diritti rispetto a quelli che diamo ad un concepito innocente. Ascoltate la testimonianza di Jennifer Christie, che è stata brutalmente stuprata durante un viaggio di lavoro. Lei rimase incinta, ma rigettò l’aborto per il proprio bambino:

“Mi è stato detto: ‘se abortirai tutto si aggiusterà e dimenticherai. Se abortirai potrai andare avanti’. Ma non c’è modo di dimenticare. Nessuna donna può dimenticare ciò che le è successo. Mi è stato detto troppe volte ‘se avessi semplicemente abortito, non avresti avuto questo promemoria pendente sulla tua testa’, mio figlio è un promemoria? Sicuramente lo è. Mio figlio è un promemoria ogni giorno, che noi come donne possiamo risorgere da queste circostanze. Mio figlio è un promemoria che l’amore è sempre più forte dell’odio e che chi siamo, come esseri umani, non è determinato dal modo in cui siamo concepiti”.

Dopo che Ashley Sigrest è stata stuprata, ebbe un aborto. Oggi lei parla dell’orrore che ha sperimentato:

“Non sono mai riuscita a gestire il mio stupro, perché il mio focus era su quanto avevo fatto scegliendo l’aborto. Ed è quello che le persone non capiscono. Quando dicono alle vittime di stupro ‘oh si, abortisci, in questo modo potrai andare avanti e gestire lo stupro’ ma l’aborto rende lo stupro 1000 volte peggiore, perché adesso ci sono ben due eventi terribili con cui avere a che fare”.

L’aborto non è un gesto caritatevole per una donna che sta cercando di guarire dopo una violenza sessuale. Noi, come comunità, dovremmo ritenere gli stupratori responsabili al massimo grado per legge, e dare amore e supporto sia alla donna sia al bambino.

 

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