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Essere pro-life … a Oxford

Prosegue la testimonianza di Francesco! La prima parte potete trovarla qui.

Nei tre anni successivi trascorsi sinora a Oxford, ho avuto modo di addentrarmi sempre di più nelle dinamiche inglesi e del dibattito sul diritto alla vita. OSFL è una piccola società studentesca che si concentra sul diffondere laicamente una cultura di sacralità della vita in ambito universitario. Il metodo è sempre uno: il dialogo, la presentazione di dati scientifici, offrire testimonianze anche struggenti, persino donne vittime di violenza che hanno deciso in un sommo gesto di amore di tenere il loro bambino; e certamente non attraverso fake news, o attraverso lo scandalo e l’impatto di foto di feti abortiti, come ci accusano i nostri detrattori. Inoltre, si organizzano dibattiti tra bioeticisti, film – non vediamo l’ora che Gosnell sia distribuito anche in UK! – e alla fine di ogni evento la gita al pub è d’obbligo: siamo un gruppo piccolo ma molto affiatato. Il dottor Giubilini, noto per le sue posizioni estremamente pro-choice, è un ospite abituale, ma anche strenuo difensore della libertà di pensiero, o free speech come lo chiamano in Inghilterra.

Già, il free speech, cui si contrappone la violenza anche ideologica del no-platforming: letteralmente “non dare una piattaforma”, non dare neppure una possibilità al nemico di esprimersi, cancellandolo e di fatto disumanizzandolo, alzando muri laddove si potrebbe invece tendere una mano. Negli ultimi tempi ci sono stati infatti episodi piuttosto eclatanti di abuso o censura cui OSFL e i suoi membri sono stati sottoposti, nel tentativo, talvolta malriuscito, di impedire che un evento o un dibattito si svolgesse. Vi riporto solo la protesta più ridicola ed eclatante: la “Oxford Women Campaign” che con circa 30 persone entrò nella stanza e iniziò a urlare per un’ora slogan senza senso, con il dichiarato intento di impedire a chicchessia di discutere a proposito dell’imminente referendum irlandese sulla protezione costituzionale del nascituro.

A fronte di questi spiacevoli episodi però, ci sono tante belle storie da raccontare. Studenti-genitori aiutati con successo tramite caritative come “Life”, fellows del college mandati da alcuni studenti a un evento con lo scopo di ascoltare e riferire se fossero esposte “idee pericolose” che invece si complimentano per la qualità dell’evento. Piccole soddisfazioni che ci fanno capire perché è importante aver scelto di dichiararsi Pro-Vita.

Essere Pro-Vita per me significa affermare una concezione organica dell’individuo e la sua unicità. Un individuo pensato in relazione con il mondo che lo circonda, e non chiuso in se stesso. Significa anche mettere in discussione il primato assoluto della ragione come unica cifra attraverso cui definire la natura dell’uomo: forse che un neonato o un malato di demenza senile sono meno umani in quanto privi di una autocoscienza ben definita e di ragione? Essere Pro-Vita è però soprattutto la naturale conseguenza del pensare che ogni individuo abbia medesima dignità. E a tutti coloro che pensano che la nostra società non metta più realmente al centro l’interesse organico della persona e la centralità della vita umana mi sento di dire, non abbiate timore di dire la vostra!

Francesco 

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