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Nemmeno la guerra ferma l’utero in affitto.

L’Ucraina è uno dei Paesi dove l’utero in affitto è legale, e, dati i costi inferiori rispetto ad altri Paesi (il costo di una pratica si aggira intorno a 40-60mila euro, la metà del costo negli USA) è molto frequentata per questo genere di pratiche. La guerra ha complicato ulteriormente una situazione già di per sé complicata e disumana, e le aziende si sono precipitate a rassicurare i clienti sul fatto che i loro bambini sono al sicuro, pubblicando dei video dove mostrano i bambini al sicuro all’interno di hotel o bunker. Delle loro mamme apparentemente nessuna traccia. Ma alle aziende e ai loro clienti il benessere delle mamme non interessa, sono semplicemente uno strumento.

Questo estratto da un articolo del NY Times rende bene l’idea della situazione e del numero di bambini coinvolti in questo business:

Almeno una dozzina di aziende offrono maternità surrogata in Ucraina e BioTexCom, una delle principali agenzie di Kiev, stima di gestire almeno un migliaio di nascite ogni anno. L’agenzia prevedeva di avere 100 bambini nati entro la fine del mese. Molti di questi neonati nasceranno a Kiev, dove i combattimenti si sono avvicinati agli ospedali, lontano dai genitori che aspettano con ansia da fuori i confini dell’Ucraina per riportarli a casa”.

Fa impressione il linguaggio estremamente commerciale, tecnico, con il quale ci si riferisce ai bambini, programmati come un oggetto prodotto in serie.

In merito a questo l’avvocato Sam Everingham, impegnato a difendere gli interessi di chi è coinvolto nella maternità surrogata (nonché “padre” di due bambine ottenute tramite maternità surrogata), ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“Molte persone sono preoccupate in merito alla sicurezza dei loro embrioni nel caso in cui Kiev venisse bombardata. Alcuni investono parecchi soldi nei loro donatori, e vogliono essere certi che quegli embrioni siano al sicuro

Da questa frase non sembra che la preoccupazione sia davvero per la sicurezza dei bambini, ma piuttosto pare legata soprattutto al considerevole investimento fatto. In ogni caso è una dichiarazione davvero squallida, che evidenzia la mercificazione dei bambini (e delle loro mamme) riducendoli a semplici mezzi per soddisfare un capriccio. Perché il desiderio di paternità e maternità è lecito, ma non tutti i mezzi per soddisfarlo sono leciti e moralmente accettabili.

Quest’impressione viene ulteriormente confermata dalla risposta che Everingham ha ricevuto parte di Helen Pringle and Renate Klein su ABC:

“La spudoratezza di questo linguaggio che mette in primo piano la sicurezza dell’investimento economico negli embrioni senza nominare le donne che sono trattate come oggetti per l’incubazione degli embrioni è sconcertante. Bisogna invece focalizzare urgentemente la nostra preoccupazione su coloro che sostengono i costi e pagano il prezzo dell’”incubo” del tutto prevedibile che è il sistema stesso della maternità surrogata. E invece di seguire i suoi organizzatori e propagandisti che chiedono una maggiore legalizzazione al fine di impedire che l’industria e le sue pratiche associate diventino “più sotterranee” (ovunque sia), è tempo di chiedere l’abolizione dell’industria di sfruttamento della maternità surrogata con il suo carico di miseria e dolore che impone in particolare alle donne povere”

La brutalità del trattamento riservato alle madri surrogate emerge anche da quanto riportato da Barbara Santambrogio su IFN:

“Le gestanti ucraine che hanno in grembo i bambini destinati alle coppie occidentali trovano anch’esse un posto nei rifugi antiaerei, oppure vengono fatte sfollare in località non in prima linea, che si sperano meno esposte al rischio di essere bombardate e colpite. È chiaro che tale trattamento è riservato solo a loro, non ai loro mariti o compagni, né certamente ai figli “propri” che queste donne già avessero. Sono questi, forse, bambini meno bambini degli altri, commissionati da coppie occidentali ricche o almeno benestanti. Oppure sono bambini con meno «diritti».”

Vengono messe al sicuro solo per salvaguardare i bambini (e i soldi investiti su di essi). Se fossero in qualsiasi altra condizione non avrebbero questo privilegio.

Il quadro che emerge è estremamente desolante, degradante, e la guerra non ha fatto che accentuare la drammaticità di una situazione che è intrinsecamente disumana, che svilisce all’estremo la dignità delle persone coinvolte. Occorre più che mai ribadire l’assoluta disumanità di queste pratiche, e fare tutto il possibile per eliminarle definitivamente.

Marco Pirlo

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