L’aborto diventa un gioco, “Uccidi il feto!”: una dichiarazione dai rei confessi
All’interno del dibattito argentino sull’aborto, l’ostilità dei pro-choice raggiunge profondità abissali dopo il rilascio di un macabro videogioco a metà luglio.
Si chiama “Doom Fetito” ed è un nuovo videogioco in cui i giocatori devono procurarsi una droga che induce l’aborto per sconfiggere i preti cattolici, polizia simil-Nazista e donne pro-life. Lo scopo finale è arrivare ad uccidere “il boss”: un feto di 20 settimane.
Il “cattivo” da uccidere riproduce inequivocabilmente un feto gigante di 20 settimane esibito ad una manifestazione pro-life nelle settimane precedenti.
La macabra idea è venuta a qualche sostenitore della nuova proposta di legge approvata dalla Camera lo scorso giugno e che il Senato andrà a votare l’8 agosto.
Attualmente, in Argentina l’aborto è illegale salvo in alcuni casi (come stupro e pericolo di vita per della madre). Ma presto l’aborto potrebbe essere concesso su richiesta.
La proposta di legge, infatti, legalizzerebbe l’aborto “sicuro e gratuito” fino alla quattordicesima settimana, ma in alcuni casi anche fino al nono mese. L’interruzione di gravidanza on demand sarà possibile grazie alla distribuzione del misoprostol, un farmaco che, fra le altre cose, induce l’aborto.
Per pubblicizzare meglio la “nuova conquista di civiltà” argentina, qualche sostenitore zelante del disegno di legge ha ideato “Doom Fetito”, un gioco, tra l’altro, ricco di “solidarietà” e di “spirito civico”.
Una volta compiuta la sua missione, infatti, il giocatore vede apparire il messaggio “Hai sconfitto fetito! Corri a dare il misoprostol a tutti coloro che ne hanno bisogno, così potranno batterlo anche loro!”
Insomma hanno pensato proprio a tutto questi attivisti pro-choice argentini… o forse no.
Crux racconta del caso di Keila Jones che era incinta all’ottava settimana. Nel 2015, la diciassettenne argentina morì per complicanze dovute all’assunzione di una pillola che induce l’aborto.
Non sapendo cosa fare vista la sua gravidanza inattesa, la ragazza venne mandata in un ospedale locale dove si somministrava il farmaco, misoprostol. La madre della ragazza venne a saperlo dopo, perché il tutto fu fatto senza il consenso dei genitori e senza nemmeno metterli al corrente.
La donna quattro giorni dopo la procedura si è ritrovata sola, senza figlia e senza nipote. Ora denuncia che l’aborto è un omicidio, non una soluzione.
Le ragazze vanno aiutate non ad abortire ma a portare avanti la gravidanza. Tuttavia, se la legge passa al Senato, le ragazze argentine dai 16 anni potranno assumere la droga omicida senza consultare i genitori.
Intanto, il mondo pro-life non può che ringraziare i pro-aborto argentini per l’agghiacciante exploit di “Doom Fetito”. Insomma, il videogioco infondo non fa altro che dire la verità.
Il giocatore deve “uccidere” il feto, il che rende chiaro ed evidente cos’è l’aborto per i pro-choice. Null’altro di quello che è: un omicidio. Non un grumo di cellule non un’escrescenza, bla bla bla. Insomma, se lo dicono loro.
Il titolo del gioco potrebbe tradursi con “Ammazza il fetino”. Ma la parola doom in inglese ha una connotazione ben precisa. Significa “condannare”, nel contesto e nel senso di condannare a morte o ad un destino terribile.
Ecco a voi una dichiarazione da rei confessi: è omicidio! e ad ammazzare ci proviamo gusto.
Se si tratta di una condanna allora va da sé che c’è una creatura vittima di condanna e che c’è un carnefice.
Per quanto il videogame si sforzi di presentarlo come il boss, la minaccia, il cattivo, la vittima della condanna è innocente: un piccolo bambino che sta crescendo nel grembo materno, senza voce in capitolo, senza difese se non quella che gli garantisce la propria madre.
Sostenitori dell’ideologia di morte, i carnefici si smascherano: rei confessi che chiedono la legalizzazione del loro orribile misfatto. Rei e contenti.
In attesa del Game over, ai posteri l’ardua sentenza!
Sara Del Vecchio
Per maggiori informazioni:
Orribile
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Almeno così hanno confessato che è omicidio
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