Non possiamo ignorare l’esistenza dell’aborto forzato.

Un punto di vista trascurato negli USA (ma non solo) all’interno del dibattito sull’aborto è emerso alla Corte europea dei diritti umani all’inizio del mese scorso. Nel caso SFK v Russia, la Corte ha ritenuto che i diritti umani di una donna di 20 anni fossero stati violati nel 2010 quando i suoi genitori e i suoi medici l’hanno costretta ad abortire. Successivamente, la polizia ha rifiutato di sporgere denuncia, in parte perché riteneva che i genitori stessero agendo nel migliore interesse della figlia.
La corte lo ha condannato come
“una forma eclatante di trattamento inumano e degradante che non solo aveva provocato un grave danno immediato alla sua salute – cioè la perdita del suo bambino non ancora nato – ma aveva anche effetti fisici e psicologici negativi di lunga durata”.
Questo tragico crimine è distante sia nel tempo che nello spazio dal dibattito statunitense sull’aborto, ma mostra che l’aborto forzato è una realtà.
Sul sito web di The New Bioethics è stato appena pubblicato un articolo del ricercatore australiano Greg Pike che analizza la questione degli aborti forzati. Qui afferma:
“[ci sono] requisiti legali per lo screening coercitivo in alcuni stati degli Stati Uniti. Tali leggi hanno incontrato una forte resistenza da parte dei sostenitori pro-choice che le vedono come un ostacolo per l’accesso all’aborto”.
Poco lavoro è stato fatto in merito alla prevalenza dell’aborto forzato, sebbene si siano pubblicizzate di gran lunga le gravidanze forzate. Pike sottolinea che il “problema” di una gravidanza indesiderata veniva un tempo “risolto” con l’adozione; al giorno d’oggi è normalmente “risolta” dall’aborto.
“I resoconti forniti dalle donne sul modo in cui operava l’adozione coatta sono simili al modo in cui opera attualmente la coercizione riproduttiva, e in particolare l’aborto coatto. Ma ci sono voluti molti decenni prima che le politiche cambiassero o ci fosse un cambiamento culturale che proteggeva le donne dalla coercizione ad adottare un bambino”.
In quali contesti esistono gli aborti forzati?
- Pressione dei partner: uno studio scandinavo ha rilevato che il 20-25% delle donne ha subito pressioni per abortire.
- Una storia di violenza da parte del partner: le donne che denunciano aborti multipli hanno maggiori probabilità di avere una storia di IPV rispetto a quelle che ne hanno avuto solo uno.
- Cina e India: in queste società l’aborto forzato è stato relativamente comune, a causa del controllo della popolazione e della preferenza per i bambini maschi. La Cina avrebbe anche costretto le donne uigure ad abortire come parte del suo controllo sulla popolazione.
- Coercizione dei medici: la professione medica a volte si è resa colpevole di esercitare notevoli pressioni sulle donne affinché abortissero quando i test rilevavano un’anomalia o il rischio di una malformazione.
- Fornitori di aborti: Marie Stopes International e Planned Parenthood sono state entrambe accusate di aver fatto pressioni sulle donne affinché acconsentissero ad abortire dopo essere arrivate in una clinica.
- Schiavitù sessuale e tratta: l’aborto forzato è parte integrante del commercio affinché le donne possano essere riportate in strada il prima possibile.
Pike lamenta il fatto che ci siano pochi dati sulla Coercizione Riproduttiva (CR). Finora, i ricercatori l’hanno liquidata come una minuzia o un mito, forse perché la narrativa pro-aborto è che le donne acconsentono a una “scelta” difficile dopo un’attenta considerazione. Ma insiste sul fatto che probabilmente è un grosso problema. Sulla base di un sondaggio del Regno Unito sull’esperienza delle donne con CR, ritiene che fino al 60% delle donne che hanno abortito abbiano subito pressioni.
Qualunque sia la portata del problema al momento, peggiorerà:
“Questo rischio sarà probabilmente esacerbato dagli aborti in telemedicina, in cui l’assenza di supervisione medica consente agli autori di agire di nascosto. Un più facile accesso alle pillole abortive, anche da parte di coloro che non intendono usarle personalmente, aumenterà anche il rischio di aborto indotto segretamente: il 6% delle donne nel sondaggio ComRes del Regno Unito che avevano sperimentato CR ha affermato di aver ricevuto pillole a loro insaputa o consenso.”
Fonte: Bioedge (consultato in data 25/10/2022)
Traduzione e adattamento a cura di
Marco Pirlo