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Aiutiamo la donna: contro l’ipocrisia della legge 194

L’impegno per l’aiuto alla donna non è un impegno a favore del feto e contro la donna. Viceversa è un impegno per la donna e, ovviamente, anche per la salvaguardia del feto. Non c’è un contrasto donna-feto nella prevenzione. L’aiuto alla donna è un aiuto che in primo luogo deve rispondere ovviamente a un debito che la società ha nei confronti di una donna in gravidanza.

A tal proposito, si consideri inoltre il fatto che l’interruzione volontaria di gravidanza risulta essere configurata nel nostro ordinamento giuridico come una situazione eccezionalmente non punibile, nei confronti della quale bisognerebbe sempre attuare una politica di prevenzione sulla base del fatto che l’interruzione della gravidanza non è certamente da considerarsi un fatto di poco conto, che lascia indifferenti: c’è la perdita di una vita umana, di una persona vera e propria, non potenziale, ma che di fatto già esiste e la strategia preventiva deve giocarsi soprattutto, anche in presenza delle condizioni che autorizzerebbero l’aborto, su un aiuto alla donna.

Il riferimento normativo è all’articolo 5 legge 194/1978: il consultorio e la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall’incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante, di esaminare con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, nel rispetto della dignità e della riservatezza della donna e della persona indicata come padre del concepito, le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto.

Da sottolineare, anche in questo caso, il medesimo non-sense di cui già si faceva menzione nel precedente articolo (art. 1 L. 194/1978 e art. 1 L. 40/2004), in relazione al testo della legge 194/1978: una norma sulla prevenzione e rimozione delle cause che possono portare alla interruzione di gravidanza, inserita proprio nel contesto di una legge che regolamenta e autorizza la stessa interruzione di gravidanza. Il dettato della legge 194/1978 risulta ancora una volta quanto mai contraddittorio.

Ribadendo, ancora una volta, la totale ambiguità e ipocrisia della legge sulla IVG, anzi, come si è potuto notare, trattasi di una vera e propria contraddizione in termini – verrebbe da dire – che svuota di qualsiasi significato la legge medesima (inizialmente si parla di tutela della vita fin dal suo inizio e rimozione delle cause che possono indurre alla scelta abortiva e successivamente si prevede una attenta e dettagliata regolamentazione della stessa IVG), quel che è certo e che agire in un senso di prevenzione sia assolutamente indispensabile dal punto di vista del rispetto della dignità della donna, in considerazione anche del fatto che la letteratura psicologica indica che l’interruzione da gravidanza è uno degli avvenimenti che maggiormente incide sul vissuto psichico soggettivo della donna; si pensi, per esempio, al caso di giovani e giovanissime donne, spesso minorenni che vengono a trovarsi in un contesto esterno che le spinge all’aborto.

Quindi, nell’ottica preventiva, il problema fondamentale è salvaguardare la donna/ragazza da eventuali pressioni psicologiche indebite, condite non di rado anche da un certo paternalismo, riscontrabile in espressioni del tipo: “Non sei adeguata” oppure “La tua prima esperienza affettiva, non è una cosa seria” o ancora “Se terrai il bambino la tua vita non sarà più come prima, pensaci bene”.

Giudizi del genere pesano come macigni sul futuro della persona e spesso rispondono più agli interessi del contesto che sta attorno alla donna, che agli interessi della donna stessa.

Pertanto, al di là dell’aiuto materiale, senza dubbio fondamentale, la cosa più importante  è che lo Stato stimi e favorisca la naturale prosecuzione della gravidanza. Spesso infatti la donna si trova in una condizione ambientale, a volte anche familiare, che disistima la prosecuzione della gravidanza a cui bisognerebbe contrapporre una comunità sociale sempre disposta ad aiutare, ma soprattutto ad incentivare la stessa, tendendo presente che tutto si gioca in uno spazio temporale limitato.

Compito principale della società tutta, non solo del personale medico e sanitario, è quello di tutelare il diritto fondamentale della vita e di promuovere una cultura che sia pro-vita sempre (dal concepimento alla morte), attuando, pertanto, una politica di prevenzione rispetto alla pratica abortiva, cercando di agire su quelle condizioni psicologiche, economiche e sociali che potrebbero favorire l’interruzione della gravidanza (oltre naturalmente ad auspicare un intervento legislativo che affermi un NO chiaro e netto alla soppressione volontaria del concepito, nell’ottica di una legge che si faccia veramente carico delle esigenze di tutela sociale della maternità, eliminando in via definitiva l’idea dell’aborto quale possibile risposta/soluzione a tali esigenze di protezione della donna e del bambino) perché come è stato giustamente ricordato in occasione della conferenza “Bioetica e legge 194 – Una riflessione critica”, organizzata dal Centro Cattolico di Bioetica dell’Arcidiocesi di Torino (14/09/2013): “Il ruolo oggettivamente assolto dalla madre esprime forse la metafora più grande del senso ultimo che è fondato scorgere nella vita: non sottrarci alle sfide che essa propone, perché solo in tali sfide è possibile realizzare ciò che risulta proprio della dignità umana, vale a dire la capacità, per sua natura gratuita, di amare. A ben vedere, peraltro, con l’aborto non ci si sottrae alla gravidanza: quando un aborto viene eseguito, essa – insieme alla vita del figlio – ovviamente già esiste, e l’orologio di ciò che esiste non può essere riportato indietro. L’aborto non rappresenta l’annullamento della gravidanza, ma un suo possibile esito: tuttavia, un esito innaturale che, se volontario, costituisce comunque una sfida perduta – un fallimento – per la donna, ma anche per l’intera società”.

Sfida perduta, fallimento, dramma, sconfitta non solo per la donna e l’intera società, ma anche e  soprattutto – è doveroso aggiungere – come giustamente fa notare il Professor Palmaro, per il vero e proprio protagonista della vicenda, ovvero il concepito, colui che non ha voce per rendersi presente, perché l’interruzione volontaria di gravidanza è prima di tutto, sempre e a tutti gli effetti soppressione intenzionale di un essere umano, di un figlio, ovvero, come già affermava Tertulliano: “È un omicidio anticipato impedire di nascere; poco importa che si sopprima l’anima già nata o che la si faccia scomparire sul nascere. È già uomo colui che lo sarà.”

Ecco dunque l’importanza dell’obiezione di coscienza: proclamare una verità del tutto incontestabile, ovvero che l’aborto è l’uccisione volontaria e deliberata di un essere umano innocente, che l’aborto è violazione, totale negazione del diritto fondamentale per antonomasia, il diritto alla vita.

Bibliografia:

  • Manuale di Deontologia Medica – Tavani, Picozzi, Salvati (Giuffrè Editore 2007)
  • Aborto & 194 Fenomenologia di una legge ingiusta– Mario Palmaro (Sugarco Edizioni 2008)
  • DENTRO L’OBIEZIONE DI COSCIENZA DIRITTI, PROFESSIONALITA’ ED ESPERIENZA UMANA COME STRUMENTI DI GIUDIZIO PER UNA SCELTA CONSAPEVOLE (Bologna, 31 maggio 2016)
  • COSCIENZA SENZA DIRITTI? Obiezione di coscienza: quadro nazionale e prospettive (Roma, 21 ottobre 2016)
  • RELAZIONE DEL MINISTRO DELLA SALUTE SULLA ATTUAZIONE DELLA LEGGE CONTENENTE NORME PER LA TUTELA SOCIALE DELLA MATERNITÀ E PER L’INTERRUZIONE VOLONTARIA DI GRAVIDANZA (LEGGE 194/78)

Sitografia:

–       https://video.repubblica.it/cronaca/aborto-40-anni-della-194-bonino–legge-fondamentale-ragazze-di-oggi-non-diano-questo-diritto-per-scontato/305395/306024

–       http://www.bioeticanews.it/bioetica-e-legge-194-una-riflessione-critica-convegno-al-san-camillo-torino/

–       www.scienzaevita.org/wp-content/…/02/ca863304c7835b82fa06ff9f69db19c0.pdf

–       https://centridiateneo.unicatt.it/bioetica-eusebi_-_obiezione_di_coscienza.pdf

Rachele Lovatti

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