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La Liturgia Tridentina a difesa della Vita

Già da tempo è diffusa nel mondo cattolico la distinzione apparente tra i cosiddetti “tradizionalisti” ed i “progressisti”. I primi sarebbero coloro che, oltre ad essere “intransigenti”nella difesa di quelli che il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha definito “principi non negoziabili”, vedono spesso rispecchiata la propria sensibilità liturgica nella “Forma Straordinaria del Rito Romano”, comunemente definita “Liturgia Tridentina”, in quanto ispirata al Messale promulgato dopo il Concilio di Trento (1545-1562). I secondi, al contrario, sarebbero coloro che ritengono necessario un adeguamento della Chiesa ai segni dei tempi. Questo “adeguamento” in taluni casi non si limiterebbe all’ovvio ambito “esteriore” (dei mezzi), ma lo si vorrebbe estendere anche a quello “interiore” (dei fini), cioè alla dottrina. Tuttavia, pur non volendo addentrarmi ulteriormente in complesse questioni teologiche, va detto che tale distinzione tra “tradizionalisti” e “progressisti”, propria del mondo politico, è estranea alla vita di fede, fondata sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della Chiesa: dal punto di vista pratico, infatti, non si può non ammettere che ogni buon cristiano cattolico sia tradizionalista per definizione, perché è sempre chiamato ad accettare criticamente e professare la dottrina immutabile della Chiesa, al di là del rito che percepisce come più confacente alla propria spiritualità. In caso contrario, rifiutando anche un solo principio della Tradizione, si avrebbe eresia, non certo “progressismo”.

Comunque, chiusa questa breve parentesi introduttiva, intendo soffermarmi particolarmente sulle ragioni per cui accostarsi alla Liturgia Tridentina, riportata in auge da Benedetto XVI con il Motu Proprio Summorum Pontificum” (7 luglio 2007), secondo il Messale aggiornato del 1962, possa costituire una solida base culturale per tutti i cristiani impegnati nella difesa della vita umana “senza compromessi”.Come afferma il Prof. Don Roberto Spataro (“Elogio della Messa Tridentina”, pag. 43), infatti, oggi si è giunti a negare “la struttura fondamentale dell’Uomo […], dichiarando frutto di una scelta personale ciò che è inscritto nella natura umana […]. Siamo alla fase finale dello scontro tra due antropologie opposte ed irriducibili: quella che Dio ha donato a noi con la creazione e quella che il demonio vuole rovinare, scimmiottando il Creatore con la sua astuta e perfida azione distruttrice, sebbene mendacemente presentata come un’affermazione della libertà dell’uomo sulla natura stessa. Anche le mostruosità dell’ingegneria genetica e di certa fecondazione assistita rientrano in questo quadro agghiacciante”. Così, la Messa Tridentina contribuisce a ristabilire l’ordine delle cose, riportando Dio al centro, non l’uomo con il suo egoismo.

A ciò mira, da un lato, l’utilizzo della lingua latina, veicolo della cultura sacra e profana occidentale e, dall’altro, la gestualità ritualeche “esprime molto bene […] il rapporto tra uomo e Dio. La presenza di Dio e quanto Egli fa di buono per salvarci sono messi ben in evidenza: al centro ci sono il Crocifisso, l’Altare, il Tabernacolo […]. Di fronte a Dio, il Creatore e il Redentore, la Messa Vetus Ordo invita ad assumere l’unico atteggiamento coerente e ragionevole: l’umiltà, che è più di una virtù, è la condizione per una vita virtuosa. […]. E la ragione rinuncia pure ad un uso eccessivo delle parole […] e […] dà spazio al silenzio, che è come l’atmosfera, impregnata di Spirito Santo, da cui nascano il pensiero credente e la parola pregata”.

La Liturgia Tridentina, inoltre, per la sua particolare natura, invita il fedele moderno ad approfondire le Sacre Scritture e la dottrina cristiana, testimoniandone concretamente i princìpi nella quotidianità.Tra questi, fondamentale è la difesa della vita umana dal suo concepimento alla morte naturale: d’altronde, non è un caso che molti esponenti cattolici dei Movimenti per la Vita (tra i quali il Ministro della Famiglia, On. Lorenzo Fontana) siano personalmente legati al Vetus Ordo. Esso piace anche ai giovani, come dimostra non solo la numerosa presenza di ragazzi e ragazze alle Celebrazioni, concretizzatasi nella creazione della Foederatio Internationalis “Iuventutem”, ma anche la recente esperienza del Pre Sinodo dei Giovani. Durante questo evento, al quale io stesso ho partecipato assieme a circa 300 miei coetanei provenienti da tutto il mondo, numerosi sono stati i commenti ed i richiami alla Liturgia Tridentina (indirettamente citata perfino nella Parte III. 15 del Documento finale), come sostegno per ritrovare la giusta autorevolezza, della quale noi giovani abbiamo specialmente bisogno per orientarci nel cammino della vita. Contro i sofismi dell’era presente, la Forma Straordinaria del Rito Romano, dall’alto della sua tradizione, offre al credente dei rimedi infallibili: Sacralità, Bellezza ed Amore di Verità.

Florio Scifo

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