INTRO RAGIONAMENTO PRO-VITA: Premessa 2a parte 2

2a: Respirazione autonoma

L’uso del respiro – cioè scambio di gas attraverso i polmoni – come criterio di personalità collocherebbe il confine iniziale della personalità alla nascita. Infatti, questo è il modo più adatto per collocare il confine proprio alla nascita, la posizione attuale del sistema giuridico statunitense. Anche se la nascita è certamente un evento di rilievo, il cambiamento più radicale è nell’ambiente del bambino, una condizione esterna irrilevante per il valore intrinseco. Il cambiamento di dipendenza è molto meno drammatico. Il feto effettuava lo scambio di gas già prima della nascita, solo senza l’attivazione meccanica dei polmoni. Mentre la nascita segna un aumento non banale dell’indipendenza del bambino, in quanto una funzione corporea chiave – lo scambio di gas – non è più mediata da un adulto, è difficile definire questo aumento significativo. È ancora un’esagerazione affermare che questo passo, per quanto rilevante dal punto di vista dello sviluppo, comprenda l’abisso che separa la non persona dalla persona. Questo è particolarmente vero perché un neonato rimane totalmente dipendente sotto molti altri aspetti.

Anche se si fa questa affermazione, ci si imbatte in un secondo problema più grave. Gli anziani diventano sempre più dipendenti con l’età, raggiungendo spesso livelli di dipendenza non dissimili da quelli del feto. Vengono persino dotati di respiratori artificiali quando, come i feti, non sono in grado di mediare da soli lo scambio di gas. Ma non cessano di essere persone per questo motivo. Se un pro-choice definisce l’inizio della personalità come il superamento di una certa soglia di indipendenza, allora dovrebbe dire che si perde la propria personalità quando si scende al di sotto di quel livello, e questo non accade. Chiaramente, respirare autonomamente non può essere una condizione necessaria per la personalità. Di conseguenza, la nascita non deve essere il confine iniziale.

2a: Viabilità

La viabilità come criterio di personalità è caratterizzata da difficoltà ancora più gravi. Essere viabile vuol dire essere in grado di sopravvivere. In questo contesto, significa essere in grado di sopravvivere (in teoria) al di fuori del grembo materno. Naturalmente, si tratta di sfumature di probabilità, e anche i feti molto prematuri non muoiono istantaneamente quando sono esposti all’aria. Quindi la vitalità è già un concetto ambiguo, poco adatto a fornire il confine nitido che cerchiamo.

Anche se venisse stabilita una definizione di viabilità non arbitraria e non ambigua, i problemi peggiori rimangono. Per esempio, la viabilità è tanto una funzione delle capacità tecnologiche della società quanto delle proprietà innate del feto. L’età gestazionale in cui un bambino nato prematuramente ha una possibilità di sopravvivenza a lungo termine è in costante regresso da decenni, mentre la tecnologia medica ha fatto progressi. Poiché la personalità ha un valore intrinseco, non dovrebbe dipendere da queste condizioni estrinseche. Predire la personalità sulla base della viabilità significherebbe che un feto di 26 settimane è una persona oggi, ma non lo sarebbe stato duecento anni fa; allo stesso modo, la personalità inizierebbe prima nel mondo sviluppato rispetto all’ Africa sub-sahariana. La maggior parte delle persone sarebbe d’accordo sul fatto che questo è assurdo.

Infine, una persona malata, anziana o disabile che raggiunge un livello di dipendenza approssimativamente analogo a quello di un feto in pre-viabilità cesserebbe di essere una persona secondo questo schema. Anche in questo caso, pochi pro-choice sarebbero disposti ad accettare questa conclusione.

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