Alfie ed il placet di Paglia
Molti conoscono ormai la triste vicenda di Alfie Evans, un bambino inglese di 21 mesi ricoverato all’Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool, affetto da una malattia che non è stata diagnosticata ed assistito dai genitori, entrambi ventenni, i quali stanno combattendo contro una società intrisa di cultura di morte.
Pur volendolo uccidere nel suo “miglior interesse”, la High Court inglese ha impedito il trasferimento in Italia, presso l’Ospedale Bambin Gesù, del piccolo Alfie, adducendo come scusa che il viaggio potrebbe metterlo a rischio. Insomma l’esclusiva sulla morte del bimbo deve essere una sola e certo non del “caso”.
Il giudice dell’Alta Corte ha dato ragione ai medici affermando che “Alfie ha bisogno di quiete e riservatezza” e che continuare il trattamento sarebbe “disumano e crudele”. Come se non bastasse, ben cosciente della fede dei genitori di Alfie e al fine di giustificare la sentenza di morte, Hayden ha citato le parole che Papa Francesco scrisse alla Pontificia Accademia della Vita in merito all’accanimento terapeutico.
È in questo contesto molto sofferto che si inserisce l’agghiacciante commento di Mons. Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita.
In un intervista su Tempi ormai nota ai più, egli ha affermato, con un linguaggio quasi criptico ma con una sostanza decisamente cristallina, che in una tale vicenda è sbagliato parlare di “soppressione” fino ad arrivare a sostenere un assurdo: quello su Alfie Evans è accanimento terapeutico. Forse il Monsignore ha dimenticato quali sono i limiti oltre i quali si può parlare di accanimento terapeutico e molti cattolici, in un commovente moto di ribellione, hanno voluto ricordarglielo. A tal proposito, di profonda rilevanza riteniamo l’intervento di Chiara Paolini, mamma di Emanuele Campostrini.
Ci uniamo a tutte le perplessità che sono state sollevate e, profondamente amareggiati, dobbiamo constatare come una parte della Chiesa abbia prestato il fianco ad una cultura che ha completamente annichilito il favor vitae. Mons. Paglia è caduto nello stesso identico errore ideologico dell’accanimento tanatologico di molti (altro che terapeutico) secondo il quale una persona inguaribile è, allo stesso tempo, incurabile: cioè non val la pena di prendersene cura né con alimentazione, né con la nutrizione, né tantomeno col sostegno respiratorio. Siamo sgomenti di fronte al paradosso che vede persone interne alla Chiesa come sostenitrici di una logica anticattolica e anti-evangelica, soprattutto quando si pensa che Cristo di sé disse d’essere la Via, la Verità e la Vita. Queste tre cose non sono disgiunte ma sono unite in un’unica Persona, viva in mezzo a noi e che non ha mai fatto uso di frasi ambigue: o con Lui o senza di Lui, o con la Verità o senza la Verità, tertium non datur caro Monsignore.
In conclusione, noi Universitari per la Vita non comprendiamo come sia possibile che Mons. Paglia, dopo aver fatto queste gravi affermazioni, possa continuare ad essere Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, Accademia voluta da San Giovanni Paolo II con l’obiettivo di tutelare e difendere senza compromessi la vita umana, specialmente la più fragile e innocente.