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Numeri di morte

Noi Universitari per la Vita abbiamo condotto uno studio sulla 194, e partendo dai dati contenuti sull’ISTAT, abbiamo elaborato una serie di grafici per vedere l’andamento degli aborti dal 2010 al 2016, prendendo in oggetto una serie di categorie diverse, come verrà spiegato più avanti.

È significativo farlo a 40 anni dalla legge per capire cosa abbiano prodotto questi 40 anni di legalizzazione. Dietro ad ognuno dei dati di queste statistiche c’è un essere umano, ucciso brutalmente e violentemente nel luogo che dovrebbe essere il più sicuro del mondo: il grembo materno. Questo non va dimenticato, perché nel momento in cui un lavoro del genere si riduce ad un semplice accumulo numerico di dati, allora si è perduto il significato del valore e della dignità di ognuno di questi bambini che non sono mai nati a causa della 194.

Si procederà in questo modo: verrà prima enunciata e spiegata la categoria scelta sull’ISTAT e poi si mostrerà il grafico prodotto con i dati numerici raccolti sempre dalla fonte ISTAT.

Una breve precisazione prima di iniziare: nella nota Istat ITC3.67 2013 ed in quella ITC4.67 2014, si dice che i valori della regione Liguria e Lombardia sono stimati, quindi c’è stato un problema nel rilevarli.

La prima categoria analizzata è quella degli aborti per malformazioni fetali. Infatti, con la moderna tecnica dell’amniocentesi (peraltro invasiva e dannosa per il bambino), si è diffuso sempre di più il cosiddetto “aborto terapeutico”, che è un’evidente contraddizione, in quanto termina con la morte del bambino.

Come si può vedere anche dal grafico, in tutte le zone d’Italia, eccetto il centro, si può verificare un aumento degli aborti per malformazioni fetali. C’è un picco a partire dal 2014 nel Nord-Ovest ed anche nelle isole si nota un forte aumento dopo il 2010.  L’aborto si configura come mezzo con finalità eugenetiche. Uno dei motivi principali per cui si abortisce oggi in Italia, è proprio a causa di una diagnosi di malformazione.

La seconda categoria comprende gli aborti dopo i 90 giorni. La 194 infatti è una legge molto permissiva a riguardo: non vieta l’aborto dopo i 90 giorni, anzi, è possibile praticamente abortire in qualunque momento.

Si può osservare un aumento nel Sud a partire dal 2010 ed una certa stabilità nelle altre zone.

L’apparente andamento irregolare della Valle d’Aosta e della Basilicata è perché il numero degli aborti in quella regione è basso e dunque la minima variazione crea un’oscillazione forte nel grafico. Per intenderci, essendo basso il numero totale di aborti per la Valle d’Aosta (nel 2010 242 aborti) anche una piccola variazione del numero di aborti dopo i 90 giorni (nel 2010 8), crea una grande variazione percentuale.

Mediamente si notano in quasi tutte le regioni d’italia ed in tutta Italia globalmente, un aumento del numero di aborti dopo i 90 giorni rispetto al numero di aborti totale, anche se sette anni (2010-2016) potrebbero non essere sufficienti per questo tipo di valutazione.

La terza categoria si riferisce agli aborti delle minorenni. La 194 infatti lo permette: una minorenne che volesse abortire senza avere il consenso dei genitori, può rivolgersi ad un consultorio che la indirizzerà da un giudice tutelare.

Paradossalmente, prima dei 18 anni non si può guidare né votare, ma la legge permette che si possa uccidere il proprio figlio.

Per quanto riguarda i grafici di questa categoria, non possiamo fare un confronto diretto tra un grafico ed un altro (tra regione e regione), perché dipende dal numero di abitanti della regione stessa.

In tutte le regioni ed in tutta Italia c’è un calo piuttosto considerevole degli aborti delle ragazze minorenni; nel Nord Ovest passiamo da 1098 nel 2010 a 631 nel 2016.

Possiamo avanzare l’ipotesi che questo sia legato ad un aumento dell’aborto fai da te.

La categoria successiva mostra il numero di aborti divisi per classi d’età.

Le fasce di età in cui si sono effettuati più aborti nel 2012 sono quelle tra i 20 ed i 24 ed i 25 ed i 29,(in rapporto rispetto a 1000 donne) e sono circa 13 ogni 1000, 1,3 ogni 100.

Tra 30 e 34 anni il numero di donne che abortiscono è comunque molto alto e poco inferiore a 12 ogni 1000, e nel 2016 diventa poco più di 10.

Dal 2010 al 2012 c’è un andamento irregolare nel grafico dovuto probabilmente alla modalità di ISTAT di fornire la curva demografica della popolazione italiana.

Dal 2012 al 2016 si osserva un calo leggero nel numero di aborti dai 15 ai 44 anni.

L’ultima categoria è un confronto tra nascite ed aborti (compresi quelli spontanei).

Riportiamo qui una nota ISTAT sulla rilevazione degli aborti spontanei: “l’introduzione della rilevazione sulle ivg nata dalla legge 194/78 ha avuto un impatto anche sul flusso dei dati sugli aborti spontanei, che dal 1979 presentano valori più bassi”.

Il metodo utilizzato per registrare il numero degli aborti spontanei, è cambiato dopo l’introduzione della 194.

Cambiando metodo di registrazione, non si possono però trarre conseguenze sugli aborti spontanei prima e dopo il 1978.

Tra il 1960 e dopo il 1972 assistiamo ad un leggero calo di questi, tra 1973 e 1977 c’è invece un forte calo che si arresta con un aumento dal 1980 .

Sebbene si possa osservare in generale un calo degli aborti, le nascite tuttavia diminuiscono molto di più di questi.

Lo studio ci ha dato un “assaggio” della realtà in cui si trova il nostro Paese a causa della legge 194 (per maggiori informazioni sullo studio scrivere a uniperlavita@gmail.com oppure visitare universitariperlavita.org): non solo l’aborto è stato regolamentato e presentato dunque come un bene, un diritto per le donne, ma intere generazioni sono cresciute in questo clima perdendo completamente di vista il valore e la dignità del concepito.

Lo studio ci ha fatto anche comprendere che ormai il nostro Paese si trova in una situazione tragica: pensiamo alla crisi demografica, al crollo della natalità, ma anche all’aumento della contraccezione soprattutto tra giovani e giovanissimi.

Pensiamo agli aborti, bambini uccisi ininterrottamente, giorno dopo giorno.

Quante altre migliaia di bambini dovranno morire prima che il mondo se ne renderà conto?

Il triste anniversario dei 40 anni della 194 deve farci reagire con determinazione contro una legge ingiusta, un sistema che uccide i più deboli. Non si può stare in silenzio; è il pianto muto di questi innocenti a chiedercelo.

Chiara Chiessi

  • L’articolo è anche pubblicato nel numero 133 di Radici Cristiane
  • Per il file pdf con lo studio, vedere il link sotto:

rc 133 LIGHT-31-33

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