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Qual è la vera idea di Elon Musk sull’aborto?

Lo scorso 5 novembre, con 312 grandi elettori contro i 226 dell’avversaria, Donald Trump è stato ufficialmente eletto quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti d’America. Nel suo primo discorso, dopo essersi autoproclamato presidente, Trump ha annunciato: «Abbiamo una nuova star, è nata una stella: Elon».

In effetti, il multimiliardario Elon Musk è stato un grande sostenitore della campagna elettorale di Trump e in non poca misura una delle cause della sua vittoria. Ora, ci si aspetta che Trump darà a Musk – già definito “presidente ombra” – un importante incarico governativo.

Di recente, un video di Elon Musk in un comizio dello scorso 20 ottobre a sostegno di Donald Trump ha fatto il giro del web. Tutto parte da una ragazza che, dopo essersi presentata come una sopravvissuta ad un tentativo d’aborto, ha chiesto espressamente a Musk se potesse prendere in considerazione di sostenere ufficialmente il movimento pro-life. La risposta è stata la seguente: «per essere chiari, il presidente Trump ha affermato che porrà un veto su un possibile divieto dell’aborto a livello nazionale. Lo ha detto perché i Democratici lo hanno accusato di voler applicare un tale divieto e questo sta facendo sì che molti elettori indipendenti decidano di non votarlo perché pensano che implementerebbe questo divieto […]. Non c’è una risposta a questa domanda che non offenda un certo numero di persone. Ma ciononostante, vi dirò qual è la mia opinione […]. Se un bambino può sopravvivere fuori dal grembo materno non può essere abortito. Se è ad uno stadio di gestazione sufficientemente avanzato per sopravvivere fuori dal grembo materno, allora non si tratta di aborto, ma di omicidio, ovviamente» (tondi nostri).

Non v’è dubbio che tali affermazioni siano tutto meno che pro-life, perché implicitamente riconoscono la possibilità dell’aborto quando il bambino non è viabile, ovvero incapace di sopravvivere fuori dal grembo materno. Il che si verifica in quella finestra temporale che va dal concepimento fino all’incirca al quinto mese di gestazione. La stragrande maggioranza delle leggi abortiste a livello mondiale permettono l’aborto proprio in questo lasso di tempo. Di conseguenza, l’affermazione di Musk è perfettamente coerente con esse e si limita a biasimare solo aberranti legislazioni, approvate in alcuni Stati americani, che consentono l’aborto anche tra il quinto mese e il parto. In verità, Elon Musk è uno dei teorici di una corrente di pensiero detta pro-natalism che può sembrare pro-life, ma non lo è. Sulle colonne di Corrispondenza Romana, il dott. Rodolfo de Mattei ha avuto modo di spiegare in cosa consista. Basti qui solo ricordare il largo uso che l’imprenditore ha fatto della fecondazione artificiale e della maternità surrogata per avere otto dei suoi dieci figli.

Le sue parole sono perciò coerenti con la sua condotta di vita. Ma cosa si può rispondere all’idea che la viabilità possa fungere da discriminante per la pratica dell’aborto? Basti pensare al fatto che tale limite non è fisso, ma dipende da molti fattori, non ultimo il grado del progresso tecnologico. Infatti, con lo sviluppo di particolari tipologie di incubatrici, in dotazione nelle migliori Terapie Intensive Neonatali (TIN), è possibile permettere la sopravvivenza di bambini nati pretermine facendo retrocedere sempre di più la soglia di viabilità. Ad oggi, il record mondiale di prematurità è detenuto da un bambino dell’Alabama, Curtis Means, che è riuscito a sopravvivere pur essendo nato a 21 settimane e 1 giorno di gestazione, pesando 420 g.

Chiunque lavori in un ospedale, che sia un neonatologo o un ingegnere clinico, sa bene che queste incubatrici sono un vero e proprio prodigio della tecnica che fonde insieme, come minimo, l’ingegneria meccanica, quella elettronica e la fisica tecnica. Esse sono concepite per sostituire il grembo materno, replicandone il più possibile le caratteristiche per il periodo necessario alle fasi finali dello sviluppo. Un’incubatrice per la TIN è dotata di doppie pareti per consentire l’isolamento termico ed acustico al fine di evitare shock al piccolo, trasparenti per consentire la visibilità e con oblò d’accesso per la cura del neonato (per permettere esami del sangue, ecografie o semplicemente il contatto con la mamma). Addirittura, alcune incubatrici sono dotate di un cassetto RX integrato per effettuare radiografie. Vi è anche una bilancia elettronica integrata per monitorare le variazioni di peso, essenziali per capire come procede la crescita del bambino. Nell’incubatrice è presente anche una camera di umidificazione, con servocontrollo e regolazione elettronica dell’umidità per permettere la sua continua idratazione. Ad essere elettronicamente regolate sono anche la temperatura dell’aria – opportunamente filtrata da patogeni esterni – e la quantità d’ossigeno per garantire l’ambiente ideale allo sviluppo del bimbo, del quale sono costantemente misurati la temperatura cutanea (tramite termo-sonde) e la quantità d’ossigeno nel sangue (con pulsossimetri). Tutti i suoi parametri vitali vengono costantemente rilevati e degli allarmi acustici vengono installati per segnalare eventuali deviazioni dalla norma che metterebbero in pericolo la sua vita.

È veramente entusiasmante vedere cosa può fare la tecnologia messa a servizio della vita umana. Eppure, se anche essa ha il potere di sancire la soglia di viabilità, ciò non implica che una legislazione possa arrogarsi il diritto di decidere della vita o della morte di un essere umano innocente in base a questo. Il grado tecnologico è certamente dipendente dalla ricerca e quest’ultima dipende pesantemente da sovvenzionamenti. È per questo che una delle esponenti della nota organizzazione pro-life americana Live-Action, Sami Parker, rivolgendosi ad Elon Musk, ha di recente affermato, a buona ragione: «se c’è qualcuno che può avere un impatto sulla linea di viabilità in età sempre più precoci, sei tu. La tecnologia disponibile oggi non dovrebbe determinare quando questi esseri umani sono abbastanza preziosi da offrire una protezione legale. Perciò, lotta per tutti loro!».

Il problema è che senza il riferimento della legge morale naturale che funga da guida nella gestione sapiente di tali ricchezze non si può sperare in un autentico progresso scientifico. L’uomo, senza Dio, non può far nulla, neanche con un capitale stratosferico, perché senza la luce non si può camminare senza cadere. Lo ricordava il pontefice Pio XII nel suo discorso agli uomini dell’Azione Cattolica del 12 ottobre 1952: «Oggi non solo l’Urbe e l’Italia, ma il mondo intero è minacciato. Oh, non chiedeteCi qual è il “nemico”, né quali vesti indossi. Esso si trova dappertutto e in mezzo a tutti; sa essere violento e subdolo. In questi ultimi secoli ha tentato di operare la disgregazione intellettuale, morale, sociale dell’unità nell’organismo misterioso di Cristo. Ha voluto la natura senza la grazia; la ragione senza la fede; la libertà senza l’autorità; talvolta l’autorità senza la libertà. È un “nemico” divenuto sempre più concreto, con una spregiudicatezza che lascia ancora attoniti: Cristo sì, Chiesa no. Poi: Dio sì, Cristo no. Finalmente il grido empio: Dio è morto; anzi: Dio non è mai stato. Ed ecco il tentativo di edificare la struttura del mondo sopra fondamenti che Noi non esitiamo ad additare come principali responsabili della minaccia che incombe sulla umanità: un’economia senza Dio, un diritto senza Dio, una politica senza Dio. Il “nemico” si è adoperato e si adopera perché Cristo sia un estraneo nelle Università, nella scuola, nella famiglia, nell’amministrazione della giustizia, nell’attività legislativa, nel consesso delle nazioni, là ove si determina la pace o la guerra. Esso sta corrompendo il mondo con una stampa e con spettacoli, che uccidono il pudore nei giovani e nelle fanciulle e distruggono l’amore fra gli sposi; inculca un nazionalismo che conduce alla guerra».

Nel suo discorso, Trump ha affermato: «Molte persone mi hanno detto che Dio mi salvato la vita per un motivo. E quel motivo è salvare il nostro paese e ripristinare la grandezza dell’America. E ora porteremo a termine quella missione insieme». Belle parole, alle quali ci auguriamo vivamente che seguano altrettanti fatti. 

Fonte: Corrispondenza Romana

Fabio Fuiano

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