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Potrà l’aborto diventare reato universale?

Solo il 2 aprile scorso il Dicastero per la Dottrina della Fede pubblicava la Dichiarazione Dignitas Infinita, in cui il Pontefice ha ufficialmente condannato una serie di atti contro la dignità umana. I nn. 48-50, che seguono immediatamente il n. 47 sull’aborto, sono stati specificamente dedicati al tema della maternità surrogata. Al n. 48, il documento ricorda come la Chiesa prende posizione «contro la pratica della maternità surrogata, attraverso la quale il bambino, immensamente degno, diventa un mero oggetto».

Vengono qui ricordate le parole che papa Francesco ha rivolto l’8 gennaio 2024 ai Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per la presentazione degli auguri per il nuovo anno: «la via della pace esige il rispetto della vita, di ogni vita umana, a partire da quella del nascituro nel grembo della madre, che non può essere soppressa, né diventare oggetto di mercimonio. Al riguardo, ritengo deprecabile la pratica della cosiddetta maternità surrogata, che lede gravemente la dignità della donna e del figlio. Essa è fondata sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre. Un bambino è sempre un dono e mai l’oggetto di un contratto. Auspico, pertanto, un impegno della Comunità internazionale per proibire a livello universale tale pratica» (tondo nostro).

Il documento prosegue poi, condannando indirettamente la fecondazione artificiale, rimandando il lettore alle istruzioni della Congregazione per la Dottrina della fede Digniatas personae (8 settembre 2008) e Donum Vitae (22 febbraio 1987), ricordando che «la pratica della maternità surrogata viola, innanzitutto, la dignità del bambino. Ogni bambino, infatti, dal momento del concepimento, […] possiede una dignità intangibile che si esprime chiaramente, benché in modo singolare e differenziato, in ogni fase della sua vita. Il bambino ha perciò il diritto, in virtù della sua inalienabile dignità, di avere un’origine pienamente umana e non artificialmente indotta, e di ricevere il dono di una vita che manifesti, nello stesso tempo, la dignità di chi dona e di chi riceve. Il riconoscimento della dignità della persona umana comporta, inoltre, anche quello della dignità dell’unione coniugale e della procreazione umana in tutte le loro dimensioni. In questa direzione, il legittimo desiderio di avere un figlio non può essere trasformato in un “diritto al figlio” che non rispetta la dignità del figlio stesso come destinatario del dono gratuito della vita» (tondi nostri).

È veramente significativo come le parole del Papa abbiano avuto una risonanza tale da far sì che, di lì a poco, il Senato approvasse ufficialmente, il 16 ottobre scorso, una norma che rendesse effettivamente la maternità surrogata reato universale, punendo chi vi ricorre anche all’estero. È la prima legge conforme all’ordine morale che il nostro paese vede da anni, dopo il susseguirsi praticamente ininterrotto di leggi inique dal 1970 (legge n. 898 sul divorzio), passando per il 1978 (legge n. 194 sull’aborto), il 2004 (legge n. 40 sulla fecondazione artificiale), il 2016 (legge n. 76 sulle unioni omosessuali) fino ad arrivare al 2017 (legge n. 219 sulle Disposizioni Anticipate di Trattamento, alias eutanasia passiva). Non si vuole cadere nel sofisma post hoc ergo propter hoc, ma non si può negare che il ruolo del Papa nella storia, per disposizione stessa della Provvidenza, è sempre stato quello di una voce che dettava la via morale da seguire in un mare di voci contrarie. E in questo caso il Parlamento italiano si è uniformato alle indicazioni che venivano dal Papa.  Questo è vero, purtroppo, nel bene e nel male, ma quando ciò avviene nel bene, talvolta non senza un castigo, si possono rilevare grandi frutti. Anche per questo motivo è necessario pregare costantemente per il Santo Padre, per la sua santificazione e perché svolga a pieno il suo Ministero petrino.

Oltre a quanto sin qui detto, si deve rilevare che, tanto in Dignitas Infinita, quanto nei suoi ultimi discorsi, primo fra tutti quello pronunciato nel viaggio apostolico in Belgio, il Papa ha riservato forti ed inequivocabili parole anche sull’aborto. Al che, seppur a differenza della maternità surrogata si tratti di una questione che molti danno già per assodata e consolidata, non si può fare a meno di chiedersi se possa anch’esso, un giorno, costituire reato universale. Non si può dimenticare che, il 25 marzo 2022, Papa Francesco ha consacrato ufficialmente la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria, in unione con tutti i vescovi del mondo, secondo quanto richiesto dalla Madonna a Fatima e che, a distanza di soli tre mesi, il 24 giugno 2022, festa del Sacro Cuore, con la sentenza Dobbs vs. Jackson, veniva ribaltata la storica sentenza Roe v. Wade che nel 1973 liberalizzò l’aborto negli Stati Uniti. Anche qui, si dirà che non bisogna cadere nel sofisma di credere che gli avvenimenti siano tra loro correlati solo perché avvenuti in successione. Resta però il fatto che la Roe v. Wade era un vero e proprio baluardo intoccabile dell’abortismo che nessun pro-life, per quanto determinato, aveva potuto sperare di scalfire, men che meno abbattere. Eppure, quella “base granitica” è crollata, sotto gli sguardi increduli dei nemici della vita che, atterriti da quanto accaduto, si sono riorganizzati e hanno raccolto le forze per difendere quel che rimane di una decadente roccaforte abortista.

Per di più, lo storico risultato ha galvanizzato la campagna elettorale americana, che culminerà con il voto del prossimo 5 novembre, sul tema dell’aborto con una insistenza e dei termini mai visti in precedenza. È in questo panorama che, con un atto di coraggio, si assesterebbe un nuovo importante colpo all’abortismo in tutto il mondo. Quest’ultimo potrà avvalersi di una voce amplificata a dismisura dai media, dai potenti della terra, dall’intelligenza angelica del Principe di questo mondo. Ma mai i suoi sforzi potranno equivalere in qualità e intensità quelli della Divina Provvidenza che mai manca di assistere coloro che si impegnano a vivere conformemente ai Dieci Comandamenti e a lottare per la restaurazione dell’Ordine morale voluto da Dio. Nella sua recente enciclica Dilexit nos sul Sacro Cuore di Gesù, al n. 126, il Papa ha ricordato la bellissima figura di san Claudio de La Colombière il quale «mostra che la contemplazione del Cuore di Cristo, se è autentica, non provoca un compiacimento in sé stessi o una vanagloria nelle esperienze o negli sforzi umani, bensì un indescrivibile abbandono in Cristo che riempie la vita di pace, di sicurezza, di decisione». Immediatamente dopo, viene ricordata la sua celebre preghiera che esprime una fiducia assoluta in Dio. Ed è con questa fiducia che dobbiamo sperare e operare per un ribaltamento della situazione d’iniquità che ci circonda. Una fiducia, tutt’altro che utopica, che non si limita ad opporsi al male, ma ambisce con convinzione ad un grande bene e rientra dunque nella virtù della magnanimità. È proprio San Tommaso a definire la fiducia come «la speranza rafforzata da una salda convinzione» (cfr. Summa Theologiae, q. 129, art. 6, ad 3). Pur non sapendo a priori quanto tempo ci vorrà, né con quali modalità, siamo convinti che l’aborto, in quanto soppressione intenzionale di un essere umano innocente nel grembo materno, un giorno rientrerà nuovamente nel novero degli atti di cui gli esseri umani avranno profondo orrore.

Fonte: CR

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