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Natale: semplice festa o inno alla Vita?

Cos’è il Natale? C’è chi lo considera un periodo di ferie, una pausa dallo studio e dal lavoro, una festa consumistica, il ritorno di Babbo Natale, una ricorrenza che ricorda antiche festività pagane. Insomma, c’è di tutto ma vorrei che, almeno per una volta, la gente contemplasse l’ipotesi che qui ci sia di più. Si, c’è di più, molto di più, un infinito di più. Curiosi di sapere di cosa si tratti davvero? Si guardi a quel Crocifisso che alcuni vogliono rimuovere dalle loro menti, dai loro cuori e dai luoghi dove quotidianamente si recano perché non sono disposti a confrontarsi con una sofferenza tanto assurda e insensata. Il Natale è uno dei Misteri Gaudiosi del Santo Rosario: si contempla la nascita di un bambino, di Dio che si è fatto uomo ed è nato in una grotta. In quante occasioni ci siamo “sorbiti” questa storia? Forse troppe, forse troppo poche, ma sta di fatto che in pochi si soffermano ad ascoltare. L’ascolto, infatti, è un passo importante in più rispetto al semplice “sentire”, ci si mettono la testa e il cuore. Non posso esimermi dall’invitare tutti a mettere la testa e il cuore vicino a quel bambino innocente che Maria Santissima ha portato nel proprio grembo per nove mesi in mezzo a pericoli costanti … quegli stessi pericoli che oggi portano tantissime donne a praticare l’aborto per “proteggere se stesse e gli interessi del bambino”. Molte volte vi si ricorre perché il bambino corre dei rischi e con le moderne tecniche di indagine sullo stato di salute del feto è possibile identificarli in maniera chiara, univoca, così da poter decidere se quella vita è degna o no di essere vissuta. Non ci si chiede, d’altra parte, se essa può offrire tantissimo anche in una condizione di estrema sofferenza, perché non si è più in grado di apprezzare quelle che oggi vengono giudicate come “piccolezze”. Lo può ben testimoniare Chiara Paolini, madre di Emanuele Campostrini, un bambino affetto da una patologia gravissima, che viene nutrito con un sondino naso-gastrico. Probabilmente alcuni la ricordano perché scrisse alla Corte Europea dei Diritti Umani in favore del piccolo Charlie Gard. In un  recente video che lei ha pubblicato per chiedere ai senatori di non approvare la legge sulle DAT, parla del suo piccolo con una tenerezza incredibile, quella tenerezza che nasce dall’infinita gratitudine di una madre per il dono di un figlio che, nonostante il precario stato di salute, dipinge ed è persino lodato dalla critica artistica. Insomma un bambino che apparentemente non può dare nulla ma che ha dato tutto quello che poteva compatibilmente alla sua condizione. Sapete? Anche Gesù Cristo era un bambino che in apparenza non aveva nulla da offrire: al gelo, con l’odore di letame del bestiame, con la paglia della mangiatoia dove era stato deposto che gli pungeva la pelle. Non c’era motivo di pensare che fosse un Salvatore e ancor meno un Re che avrebbe avuto un’importanza storica di tale portata da segnare addirittura un intero sistema di riferimento temporale: nonostante molti affermino “siamo nel 2017 e queste cose dovrebbero essere superate”, non ci si rende conto che quel 2017 è tale in virtù dell’omesso “d.C.”. D’altra parte Cristo ci ricorda che la vita, nonostante l’apparenza dell’indegnità, merita d’essere vissuta e che ci si possono aspettare veri e propri miracoli da aspetti giudicati insignificanti dai più. Il problema del mondo odierno è che vuole tutto e subito: la vita di un bambino in una simile condizione deve essere annullata perché nell’immediato non può offrire nulla (cosa comunque non vera). Simili modo la vita di un anziano o di un disabile deve essere annullata perché non ha nulla da dare secondo i nostri parametri. Invece Dio ragiona con una logica santa, ovvero diversa da quella umana e Sant’Alfonso Maria de Liguori ci offre uno spunto per immaginarla in una delle sue meditazioni:

“Gesù Cristo col Suo Amore volle guadagnarsi tutto l’amore dei nostri cuori e perciò non volle mandare un angelo a redimerci, ma volle venire egli stesso a salvarci colla sua Passione. Se un angelo fosse stato il nostro redentore, l’uomo avrebbe dovuto dividere il suo cuore, amando Dio come suo creatore e l’angelo come suo redentore; ma Iddio che voleva tutto il cuore dell’uomo, siccome era già suo creatore, voll’essere ancora il Suo Redentore”.

Queste parole hanno una portata incredibile, danno un’idea efficace della reale entità dell’amore di Dio, disposto ad entrare nella storia nel modo suddetto. E allora se Lui ha voluto concretizzare questo infinito amore mediante la nascita di un bambino, peraltro riconosciuto come il Salvatore da San Giovanni Battista quando era ancora nel grembo di Santa Elisabetta, forse possiamo anche immaginare quanto una vita apparentemente indegna d’essere vissuta possa in realtà portare frutti che sfuggono perfino alla nostra “ferrea logica”. Sappia, dunque, chiunque cade nella disperazione ed è tentato di ricorrere alla soppressione della vita umana, in qualunque modo, che ci sarà sempre chi è disposto ad alzarsi in piedi per combattere, come magnificamente ricordò Giovanni Paolo II, affinché per ognuno sia preservato quel diritto inalienabile senza il quale è impossibile capire l’essenza del Santo Natale.

Fabio Fuiano

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